Focus Censis-Confcooperative: BCE, il “dazio” del credito e lo spread territoriale. Gardini “In 6 anni TAEG a +2,43%. Spread territoriale: a una famiglia in Calabria un prestito costa 2.300 euro in più dell’Emilia Romagna. Un’impresa, invece, paga fino a 33.000€in più. Un apartheid finanziario che cristallizza le disuguaglianze”
“Il credito in Italia ha un prezzo. E non è solo quello dei tassid’interesse. Dal 2019 al 2025, il TAEG medio nazionale per gliinvestimenti delle imprese (ovvero il costo totale del credito) èschizzato, in sei anni, dal 2,34% al 4,77%. Il focus Censis –Confcooperative accende i riflettori su quello che chiamiamo il“dazio” del credito. Che viene erogato con criteri che rischiano dicristallizzare le disuguaglianze esistenti, creando uno spreadterritoriale in un’Italia creditizia a due velocità”. Lo dice Maurizio Gardini, presidente di Confcooperativecommentando il Focus Censis Confcooperative BCE, il “dazio” del credito e lo spread territoriale.
È di 1,89% la forbice che separa il costo del credito per le impresetra la Calabria (5,68%) e la Valle d’Aosta (3,79%). “Per uncredito a 10 anni da 300 mila euro, un’impresa calabrese paga33.000€ in più rispetto a una della Valle D’Aosta. Mentre unafamiglia calabrese che chiede un prestito a 5 anni, da 50milaeuro, paga 2.300 euro in più rispetto all’Emilia Romagna. È lageografia dell’apartheid finanziario italiano dopo la strettamonetaria del 2022 – 2023 – aggiunge Gardini – chi nasce alSud paga di più”.
(vedi Tab 1 e 2 e Fig. 1 e 2)
Imprese: È il segno meno (-1,42%) che accompagna il creditoalle società non finanziarie italiane a maggio 2025. Un dato che,seppur in miglioramento rispetto ai dati del 2023 (quando si toccòil -6,6%), racconta di una difficoltà che non accenna a migliorare.La variazione congiunturale sui tre mesi è debole: +0,45% agennaio, +0,05% a febbraio.
Le difficoltà delle micro imprese: dal -7,18% al -7,92% Ilsistema creditizio italiano ha sviluppato una logica da algoritmomolto selettivo. L’analisi per dimensione d’impresa e classe dirischio presenta un conto pesante per le imprese. Tra dicembre2023 e dicembre 2024, nel segmento a basso rischio, i prestiti allegrandi imprese sono cresciuti del +2,35%, mentre quelli allemicro, piccole e medie imprese languono (rispettivamente -0,68%,-2,40% e -3,63%). Ma è nel segmento ad alto rischio che siconcentrano le criticità. Le microimprese scendono dal -7,18% al-7,92%. Anche le grandi imprese, se percepite come rischiosepassano dal -3,74% a -4,79%. La mappa del credito italiano è daapartheid finanziario. Il tasso annuo effettivo globale (TAEG) suiprestiti superiori a un anno per investimenti disegna un Paesespaccato in due: in Calabria si paga il 5,68%, in Basilicata il5,65%, in Sicilia il 5,36%. Il Mezzogiorno nel suo complessosconta un 5,16%, un macigno rispetto al 4,71% del Nord Ovest eal 4,59% del Nord Est.
La Valle d’Aosta registra il TAEG più basso d’Italia (3,79%),seguita da Lazio (4,31%) ed Emilia-Romagna (4,43%). Ladifferenza tra Calabria e Valle d’Aosta è di 1,89 puntipercentuali: per un prestito di 300.000 euro da restituire indieci anni, la differenza nelle due regioni è di 33.000 euro acarico dell’impresa che opera in Calabria.
Famiglie: la ripresa cauta Per le famiglie italiane il quadro èpiù incoraggiante, ma non privo di ombre. A maggio 2025 siregistra un incremento tendenziale dell’1,5% dei prestiticoncessi, che prosegue la lenta risalita avviata a fine 2024.Anche la variazione trimestrale di febbraio (+2,01%)conferma che il ciclo del credito sta uscendo dalla lunga fase dicontrazione. I tassi sui mutui per l’acquisto di abitazioni sonoscesi dal picco del 4,50% del novembre 2023 al 3,17% dimaggio 2025. Un calo significativo, ma che non ha ancorariportato i tassi ai livelli pre-2022, quando si attestavano tral’1,95% (gennaio 2019) e l’1,27% (gennaio 2021). Anche quiincide lo spread territoriale, nel 2024 i prestiti concessi allefamiglie per un periodo superiore all’anno e fino a cinque anniregistrano le condizioni più favorevoli in Emilia-Romagna(4,20%), Trentino-Alto Adige (4,40%) e Lombardia (4,75%),dove il costo del prestito si attesta sensibilmente al di sottodella media nazionale (5,08%). Una famiglia calabrese chechiede un prestito da 50mila euro, rimborsabile in cinqueanni, paga fino a 2.300 euro in più rispetto a una famigliadell’Emilia-Romagna.
Il nuovo portafoglio degli italiani. Nel primo trimestre del 2025,le attività finanziarie detenute dalle famiglie italiane ammontano a6.043 miliardi di euro, con una composizione del portafoglio cheriflette sia una forte diversificazione sia alcuni spostamentisignificativi rispetto all’anno precedente. La quota più rilevantecontinua a essere rappresentata dalle azioni e altre partecipazioni,che pesano per il 29,7% del totale, seppur in lieve calo rispetto al30,3% del primo trimestre 2024, per un ammontare complessivopari a 1.794,8 miliardi di euro. Seguono biglietti, monete edepositi, che restano su valori elevati (26,1%), pur riducendosileggermente come incidenza rispetto all’anno precedente (26,7%),e che ammontano a 1.578,8 miliardi di euro. Emergono segnaliinteressanti su alcune componenti dinamiche del portafoglio: ititoli obbligazionari crescono in quota dal 7,9% all’8,3%,raggiungendo 500,6 miliardi di euro, con una crescita trainata inparticolare dai titoli italiani, che passano da un’incidenza del 6,2%al 6,5%, per un totale di 392,1 miliardi. Ancora più evidente è ilrafforzamento delle quote di fondi comuni, che rappresentano il14,1% delle attività complessive, in aumento rispetto al 12,8%dell’anno precedente, arrivando a 850,0 miliardi di euro. Ilcontributo di questa crescita proviene sia dai fondi italiani, chesalgono a 265,0 miliardi, sia, soprattutto, dai fondi esteri, che siattestano a 585,0 miliardi. Spicca il ritorno ai titoli di Stato, chepassano dal minimo del 2,3% nel 2021 al 5,1% nel 2024. Dopoanni di disinvestimenti dovuti ai tassi zero, i titoli pubblici italianitornano a occupare un posto significativo nel portafoglio dellefamiglie, grazie al rialzo dei rendimenti e all’offerta ampia di BTPe titoli retail.
Il risparmio perduto: dal 14,6% al 9,3%. Il confronto spietatotra il 2004 e il primo trimestre 2025 racconta di un’Italia che haperso la capacità di guardare al futuro. Nel 2004, la propensione alrisparmio oscillava tra il 13,3% e il 14,6%, con un potered’acquisto che superava i 357 miliardi di euro reali nel terzotrimestre. Dieci anni dopo, nel 2014, la propensione si è attestataintorno all’8,6–8,8%, mentre il potere d’acquisto è sceso attorno ai326 miliardi, segnando una perdita secca di circa 30 miliardi. Nel2024, invece, la propensione al risparmio è tornata su livellianaloghi a quelli del 2014 (tra l’8,5% e il 9,5%), ma il potered’acquisto invece no, attestandosi sui 340 miliardi: un recuperoparziale, ma non sufficiente a colmare la distanza rispettoall’inizio degli anni Duemila. Nel primo trimestre 2025 lapropensione al risparmio si è attestata al 9,3%, mentre il potered’acquisto è salito a 346 miliardi di euro, ancora 10 miliardi inmeno rispetto al 2004.
2026: l’illusione del miglioramento Le previsioni al 2026dipingono un futuro di apparente miglioramento, ma sotto lasuperficie le fratture restano. Il tasso di deterioramento del creditoscenderà per tutti: le grandi imprese lo vedranno dimezzato dal2,0% all’1,0%, le microimprese dal 3,7% al 3,0%. Numeri chenascondono una verità scomoda: anche nel 2026 le microimpreseavranno un tasso di deterioramento triplo rispetto alle grandi.
Il settore delle costruzioni resterà quello più a rischio (3,2%),mentre l’industria scenderà al 2,1%. Non è un miglioramento, è lacristallizzazione di un sistema creditizio a due velocità.
Tab. 1 – TAEG sui prestiti alle IMPRESE (escluse sofferenze) connessi ad esigenze di investimento per operazioni di durata oltre un anno, I trim. 2019- I trim. 2025, (val. %)
Fonte: elaborazione Censis su dati Banca d’Italia
Fig. 1 – Lo spread territoriale per le imprese sul costo del credito: TAEG sui prestiti, 2025 (val. %)
Fonte: elaborazione Censis su dati Banca d’Italia
Tab. 2 – Tassi di interesse (TAE) sui prestiti (escluse le sofferenze) alle famiglie consumatrici delle operazioni in essere, I trimestre 2025 (val. %)
Da oltre 1 anno fino a 5 anni |
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Fonte: elaborazione Censis su dati Banca d’Italia
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