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11° Rapporto sulla bioeconomia, le scelte delle aziende


L’11° Rapporto sulla Bioeconomia in Europa analizza i settori produttivi che utilizzano materie prime di origine biologica rinnovabile e fornisce una panoramica sul comportamento delle aziende nel percorso verso modelli di produzione più sostenibili

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Immagine di freepik

Verso un nuovo sistema economico e produttivo

L’11° Rapporto su La Bioeconomia in Europa, redatto dal Research Department di Intesa Sanpaolo con il cluster SPRING, fa il punto sulla situazione attuale e sulle prospettive future della bioeconomia: un prezioso punto di riferimento per operatori e policy maker.

Analizzando i settori produttivi che utilizzano materie prime di origine biologica rinnovabile, il Rapporto fornisce una panoramica sul comportamento delle aziende nel percorso verso modelli di produzione più sostenibili.

L’importanza strategica della bioeconomia

La Commissione Europea ha inserito la bioeconomia nel Competitivenes Compass e nel Clean Industrial Deal, ritendo che abbia un’importanza strategica per rilanciare l’economia europea.

In vista della revisione della Strategia sulla Bioeconomia, il Gruppo di coordinamento italiano ha definito alcuni punti da porre all’attenzione della Commissione Europea:

  • riconoscere il contributo della bioeconomia e dei prodotti bio-based alla decarbonizzazione;
  • promuovere prodotti biodegradabili e compostabili;
  • garantire l’uso sostenibile della biomassa;
  • sostenere l’industrializzazione delle tecnologie esistenti, in particolare nel recupero dei sottoprodotti, in sinergia con il settore agricolo e stimolando gli investimenti;
  • favorire la reindustrializzazione totale o parziale dei siti dismessi;
  • rafforzare la competitività delle filiere;
  • codici NACE (classificazione delle attività economiche per elaborare i dati statistici) specifici per le attività della bioeconomia.

L’11° Rapporto sottolinea il legame tra bioeconomia e biodiversità

Le filiere della bioeconomia sono interconnesse e legate alla salute dell’ecosistema, quindi dipendono dall’equilibrio della biodiversità. Pertanto la sua protezione è un requisito fondamentale per un corretto sviluppo sociale, economico e culturale.

 

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Tuttavia, pur essendo di fondamentale importanza, sono ancora poche le imprese italiane che affrontano il tema della tutela della biodiversità. Questo avviene nonostante si stia sviluppando una consapevolezza crescente sui temi della sostenibilità.

Infatti, come riporta l’11° Rapporto La Bioeconomia in Europa, in cima all’agenda delle azioni per la sostenibilità, le aziende mettono tra l’altro il trattamento dei rifiuti, il miglioramento dell’efficienza energetica o il monitoraggio dei consumi idrici: le attività per gestire gli impatti sulla biodiversità sono il fanalino di coda (dati 2022).

La bioeconomia nei Paesi dell’Unione Europea…

Il Rapporto misura la bioeconomia nell’UE27: nel 2024 il valore dell’output della bioeconomia europea è di 3.042 miliardi di euro e occupa oltre 17 milioni di addetti.

Guardando alle aree climatiche, quella Mediterranea ha i valori più alti in rapporto al totale dell’economia (10,3%), seguita dai Paesi Nordici (9,7%), dall’area Continentale Temperata (9,3%) e per ultimi i Paesi temperati oceanici (7,6%).

La filiera agroalimentare conferma un’incidenza rilevante sul valore della produzione della bioeconomia, che per l’Area Mediterranea corrisponde al 22,1%.

Complessivamente, in gran parte dei 23 Paesi UE analizzati, la bioeconomia supera l’8% sul totale delle attività. Campione assoluto è la Lettonia che stacca il gruppo con un 15,6%.

… e in Italia

Nel 2024, cita il Rapporto, la bioeconomia in Italia vale 426,8 milioni di euro e occupa oltre 2 milioni di persone: dati sostanzialmente stabili (con poche variazioni). Il suo peso sul totale dell’economia è del 9,8%.

Rispetto al totale UE, la bioeconomia dell’Italia pesa per il 14% (ma il peso dell’economia italiana su quella UE corrisponde al 12,4%).

 

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Confrontando la bioeconomia in Italia e nell’UE emerge con chiarezza che la filiera agroalimentare è la più rappresentata (63,9% contro 67,9%).

Volano di sviluppo per le aree marginali

La bioeconomia rappresenta una opportunità per i territori marginali, lontani dalle grandi città e con una carenza di infrastrutture e di servizi. La crescita sostenibile può valorizzare la diversità che le caratterizza.

Si tratta infatti di territori isolati, con vaste superfici boschive e naturali, ricche di biodiversità. In queste aree la bioeconomia è un volano di sviluppo che si lega anche alle filiere locali.

Le potenzialità economiche legate alla bioeconomia sono ancora più evidenti nel Mezzogiorno, dove potrebbe costituire un modello di sviluppo alternativo che potrebbe arginare lo spopolamento.

Il packaging

L’11° Rapporto su La bioeconomia in Europa dedica uno spazio al packaging in plastica, ovvero a un settore chiave per la sostenibilità.

Infatti è il primo settore di impiego della plastica. Il packaging diventa rapidamente un prodotto di scarto e contribuisce in modo determinante all’inquinamento dei mari e dei suoli, perché spesso non viene smaltito in modo corretto.

L’UE, da tempo, sta prendendo provvedimenti per rendere più sostenibile il ciclo degli imballaggi: l’ultimo Regolamento europeo è entrato in vigore all’inizio del 2025.

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Eliminare del tutto il packaging è impossibile: la strada realisticamente percorribile è quella di responsabilizzare le persone alla raccolta, migliorare la gestione del fine vita e utilizzare le plastiche bio-based.

Le aziende sostenibili sono più innovative e competitive

L’indagine di Intesa Sanpaolo ha analizzato 171 imprese, una parte delle quali usa materie prime bio-based. Ha poi suddiviso le imprese in base all’uso input bio-based, superiore o inferiore al 30%.

Si può osservare che le produzioni bio-based hanno un peso significativo: usare questi materiali rende le imprese più competitive, più innovative e allineate agli obblighi normativi.

Crescerà l’utilizzo di input bio-based? La risposta dell’indagine è affermativa: chi li usa continuerà a farlo anche in misura maggiore, chi ancora non li usa intende cominciare quanto prima.

Ricerca e sviluppo sono un elemento di competitività per le imprese del packaging e l’innovazione si conferma un fattore strategico per la crescita e la sostenibilità aziendale.

La sostenibilità ambientale come punto di forza

In particolare, emerge dal Rapporto che l’attenzione alla sostenibilità ambientale è un punto di forza per le imprese bio-based. Infatti:

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  • sono più attente all’efficientamento energetico
  • ottengono le certificazioni ambientali
  • redigono il report di sostenibilità
  • risparmiano più acqua nei cicli di produzione
  • progettano i prodotti per renderli più facilmente riciclabili
  • valutano gli impatti ambientali di processo/prodotto lungo l’intero ciclo di vita.

Anche l’11° Rapporto sulla bioeconomia conferma, se mai ce ne fosse ancora bisogno, che la sostenibilità è una strada tracciata che conviene percorrere non solo in nome di grandi ideali ambientali, ma anche perché rende le aziende più competitive e protagoniste di un nuovo sistema economico e produttivo.



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