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Nonostante il “piano Marshall” della giunta Basile tra sconti a Tari, acqua e suolo pubblico, i negozianti lanciano l’allarme. Tra i temi anche caro-affitti ed e-commerce

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MESSINA – La situazione del commercio a Messina è “drammatica“. È stato detto decine di volte all’interno di Palazzo Zanca, tra appelli delle associazioni, Consigli comunali e conferenze stampa. Ed è stato ribadito migliaia di volte in giro per la città, ogni qual volta una saracinesca si è abbassata per non rialzarsi più. I commercianti hanno chiesto l’intervento dell’amministrazione comunale per anni- E spesso si sono scontrati con le ultime due Giunte (De Luca e Basile). L’accusa è di aver “distrutto il commercio” con isola pedonale e piste ciclabili.

Il report “Città e demografia d’impresa”

La crisi del commercio non riguarda solamente Messina, ma tutto il territorio nazionale. Lo ha certificato la decima edizione del report “Città e demografia d’impresa”, dell’ufficio studi di Confcommercio diretto a livello nazionale da Mariano Bella. Il documento ha confrontato i dati di 122 Comuni, tra cui c’è anche Messina: 107 capoluoghi di provincia e 15 “non capoluoghi più popolosi”. Il campo d’analisi ha incluso 15 categorie: non specializzati, alimentari, tabacchi, carburanti, computer e telefonia, mobili e ferramenta, libri e giocattoli, vestiario e calzature, farmacie, ambulanti, altro commercio, alberghi, altri alloggi, bar, ristoranti. In tutto 11 osservazioni dal 2012 al 2024 (saltati soltanto il 2013 e il 2023).

Calo del 21,4% per il commercio al dettaglio

Ebbene, il report sottolinea un’impennata nelle vendite online, ma anche un trend fortemente negativo. Quest’ultimo riguarda il commercio “al dettaglio in sede fissa”, diminuite del 21,4% dal 2012 al 2024 in tutta Italia, pari a quasi 118mila unità in meno. Si è scesi, cioè, da 551mila a circa 433mila imprese attive. Un calo che ha riguardato anche il commercio ambulante, scivolato all’indietro del 24,4%. Non ha interessato alberghi, bar e ristoranti, aumentati invece del 5,8%. A trainare il settore sono stati i b&b, spiega il documento, cresciuti del 271,4% nei centri storici del Sud e del 135% nei corrispettivi al centro-nord.

L’e-commerce “non va demonizzato”

Nel focus sulle categorie soltanto le farmacie con un +12,3% e “computer-telefonia” con un +10,5% dal 2012 al 2024 hanno avuto un trend positivo al pari di alloggi (+67,5%) e ristorazione (+4,5%). Tra i settori peggiori, quello dei carburanti a -42,1%, la categoria libri e giocattoli a -36,5%, mobili e ferramenta a -34,8%, vestiario e calzature a -26%.

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Nelle conclusioni Confcommercio ha provato anche a dare una spiegazione. Intanto ha sottolineato che il commercio fisico produce vivibilità e la sua resilienza è positivamente influenzata dalla crescita del reddito della comunità e dalla consistenza della popolazione residente. Mentre è negativo l’impatto degli acquisti online. Che però, si legge nel documento, “non va mai demonizzato”. L’e-commerce nel report è anzi visto come un’opportunità: “Vanno chiesti supporti agli investimenti tecnologici per le Mpmi (Micro, piccole e medie imprese, ndr) del terziario di mercato. Ogni negozio, anche il più piccolo, deve avere un affaccio sulla grande città del mondo attraverso il canale online assieme a quello fisico”. Insomma, serve (anche) rinnovarsi per tenere il passo.

Il “Piano Marshall” per il commercio a Messina

Il sostegno al commercio da parte dell’amministrazione comunale di Messina, invece, si è tradotto nel “piccolo piano Marshall” presentato lo scorso marzo. Così lo ha definito l’assessore Massimo Finocchiaro anche nell’ultima seduta di commissione con ospiti proprio le associazioni messinesi. Il piano si basa su fondi di bilancio e su Pn Metro Plus 2021-2027, con 8 milioni a fondo perduto ma anche riduzioni e agevolazioni che fanno salire a circa 25 milioni il plafond spalmato su un quadriennio che si concluderà nel 2028. Ci saranno riduzioni della Tari e delle tasse sull’erogazione idrica e il suolo pubblico. E ancora i parcheggi d’interscambio gratis per altri 4 anni e i finanziamenti a fondo perduto (fino a 50mila euro) per chi è già presente sul territorio e per chi decide di investirci, magari tornando a Messina da fuori (qui il dettaglio completo).

Un nemico da combattere: il caro-affitti

E infine, cosa si può fare? Anche in aula consiliare a Palazzo Zanca, tra consiglieri e rappresentanti di Confcommercio, Confesercenti, Confimprese e imprenditori in generale, si è parlato spesso del problema del caro-affitti. Una situazione che si è inasprita dopo la pandemia Covid, con prezzi sempre più elevati e che, sommati al caro-bollette e al costo sempre più alto delle materie prime, potrebbe aver influito non poco sulla crisi e sulla chiusura dei negozi, dei bar o dei ristoranti. La soluzione è complessa da trovare. Verosimilmente richiede un confronto con i proprietari delle botteghe, da incentivare. Ma in che modo? Tra le proposte in aula si è parlato spesso di tagli all’Imu, ad esempio, o agevolazioni varie. Una strada non semplice, ma da valutare per conciliare gli interessi e le esigenze dei proprietari e degli imprenditori.

La visione da cambiare

Ma serve anche altro. Compresa una presa di coscienza da parte di chi l’attività commerciale la gestisce. Perché guardare alla crisi come se l’unica causa fosse la mancanza di un parcheggio “davanti” rischia di essere quantomeno miope. In questo caso la domanda diventa: se si eliminassero isole pedonali e piste ciclabili, varcherebbero la soglia dei negozi decine, centinaia o addirittura migliaia di clienti in più? Probabilmente i problemi alla base di una crisi che non è solo del commercio a Messina ma riguarda il commercio di tutta Italia resterebbero identici. Resterebbe invariato, ad esempio, l’impatto dell’e-commerce. Uno strumento che va convertito in positivo, in un’arma di rilancio, e non solo visto come un nemico da combattere.

E i commercianti?

Per il rilancio potrebbero servire anche originalità, inventiva, l’apertura verso il mondo esterno (l’inglese non è solo necessario ma imprescindibile nel 2025) o una diversa attitudine nei confronti di un mercato che è sempre più vario. E quest’ultimo aspetto riguarda anche una Messina in cui i turisti aumentano (ma mancano le strutture pronte ad accoglierli) e così anche gli studenti stranieri, passati da poche decine a circa 3mila. Senza contare altri 7mila studenti fuorisede, che vivono a Messina. Ma serve anche maggiore attenzione per i lavoratori stessi. Perché ancora oggi si parla di condizioni di lavoro regolare da migliorare, tra orari e stipendi, e irregolare da abbattere.

Così com’è necessario fare rete, ma davvero: senza proclami e con un confronto non “maggiore” ma “migliore”, soprattutto tra esercenti, imprenditori, associazioni ed enti. Perché se è vero che servono proposte e soluzioni concrete, è altrettanto necessario capire che il nostro destino dipende anche da noi. Senza uno scatto da parte di tutti, dal 2029 in poi, se non dovessero esserci più ristori, sconti Tari e acqua, riduzioni sul suolo pubblico e le altre “armi” messe in campo con il “Piano Marshall”, cosa succederà?




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