Il 13 giugno 2025, la sede storica dell’Ex Liceo Gargallo di Siracusa ha ospitato la tappa siciliana di City Vision con il tavolo di lavoro “A 20 anni dal riconoscimento Unesco. Cultura e innovazione per la trasformazione intelligente”. Un momento di confronto tra amministratori, istituzioni culturali, imprese e centri di ricerca per esplorare il ruolo strategico della cultura nei processi di rigenerazione urbana e coesione sociale.
Un patrimonio da valorizzare: l’impegno e le politiche del territorio
Nell’aprire i lavori, l’assessore alla Cultura e al Patrimonio Unesco del Comune di Siracusa Fabio Granata ha ricordato: “Siracusa è un esempio dirompente di come un’identità culturale non sia mai qualcosa di statico, ma un organismo vivo, la nostra città racconta una storia fatta di stratificazioni, sincretismi e innovazione. Non abbiamo accettato di essere solo la ‘città barocca’ del 1693: abbiamo puntato su una narrazione più profonda, condividendo il riconoscimento con Pantalica, luogo della memoria mediterranea. Oggi celebriamo questa scelta con un progetto museale immateriale dove sarà la tecnologia a far parlare Archimede, Platone, Eschilo, Paolo Orsi. Perché la vera sfida è raccontare il passato con gli strumenti del presente e a Siracusa la cultura è percezione sensoriale, razionale e mitologica: è un ponte tra l’eredità e il cambiamento”.
A rafforzare la visione territoriale, Michelangelo Giansiracusa, presidente del Libero Consorzio Comunale di Siracusa e sindaco di Ferla, ha evidenziato: “Celebrare questo anniversario significa investire nella continuità tra passato e futuro. Il Sud Est della Sicilia è pronto a unire energia e mobilità in una visione strategica comune, che metta al centro le comunità e promuova uno sviluppo realmente sostenibile”. A seguire, Maria Rita Schembari, presidente del Libero Consorzio Comunale di Ragusa e sindaca di Comiso, ha rilanciato: “Puntiamo su cultura, bellezza e turismo diffuso per ridare centralità anche alle aree interne. La nostra identità è una leva di crescita, non un limite. Io sono figlia di Comiso e quindi di Gesualdo Bufalino, che a Comiso e all’intera provincia di Ragusa, spingendosi fino a Pantalica, ha dedicato elzeviri e terze pagine meravigliose. Quegli articoli, già da soli, potrebbero costituire un vademecum per il turista che voglia fare un viaggio sentimentale, come era il Grand Tour nella Sicilia di fine Settecento”.
Le buone pratiche del Sud Est siciliano: i casi di Noto e Sortino
A testimoniare il valore trasformativo del patrimonio culturale, sono state portate all’attenzione le esperienze della città di Noto e Sortino nell’ambito della trasformazione intelligente. Corrado Figura, sindaco di Noto, ha dichiarato: “Rigenerare significa valorizzare senza snaturare. Abbiamo riaperto luoghi chiusi da decenni e trasformato il patrimonio in servizi. Noto è rinata nella consapevolezza di essere una città globale, capace di attrarre, includere e innovare. Solo lavorando insieme possiamo affrontare le sfide future”. Mentre Vincenzo Bastante, vicesindaco di Sortino, ha ricordato il ruolo strategico che la sua città può giocare all’interno del sito Unesco: “Il nostro territorio è quasi interamente compreso nel perimetro del riconoscimento, ma le strade restano una barriera. Serve infrastrutturare e accogliere. Abbiamo inoltre messo in campo azioni concrete come la riqualificazione degli impianti sportivi, la messa in sicurezza degli edifici scolastici e l’implementazione museale perché vogliamo creare un ambiente dove le giovani generazioni possano scegliere di restare”.
È emerso con chiarezza che la forza della storia, da sola, non basta a sostenere il futuro di un territorio: servono politiche mirate che tutelino non solo gli spazi urbani, ma anche le nuove generazioni, altrimenti spinte a cercare altrove opportunità di affermazione.
Rigenerare, valorizzare, innovare: i progetti di Ivrea e Como
Per rafforzare il confronto e offrire spunti da tutto il territorio italiano, sono intervenuti rappresentanti di città italiane con esperienze diversificate all’interno del sistema Unesco. Da Ivrea, Fabrizio Dulla, assessore alla Transizione Ecologica e Sistemi Innovativi, ha raccontato il progetto di rigenerazione del sito Unesco della città che amministra: “Con QR code, realtà aumentata e accesso digitale ai contenuti, stiamo traducendo la cultura olivettiana in una piattaforma di innovazione. Il digitale non è solo una tecnologia, ma uno strumento per rendere visibile il valore dei luoghi e costruire una memoria attiva”. Mentre Alessandro Rapinese, sindaco di Como – Comune inserito dall’Unesco nell’elenco delle “Città creative”– ha sottolineato come la bellezza del patrimonio artistico-culturale dell’Italia, senza organizzazione e amministrazione lungimirante, un’opportunità sprecata per il Paese. “Dobbiamo governare il cambiamento con visione, responsabilità e cura del bene comune. È questa la chiave per far funzionare davvero le città creative Unesco”.
Le aziende a supporto dell’innovazione urbana: quando il cambiamento è sistema
Nel panorama della trasformazione urbana e della tutela dei beni artistici, anche gli attori economici svolgono un ruolo chiave. Antonella Molinari, responsabile Sviluppo Nuove Linee di Business di A2A Calore e Servizi, ha descritto il lavoro della sua divisione per trasformare il patrimonio pubblico: “Con la nostra divisione Energy Efficiency public sector accompagniamo le pubbliche amministrazioni nella riqualificazione degli edifici pubblici. Progettiamo, realizziamo e gestiamo interventi che trasformano il patrimonio in valore energetico, economico e sociale, contribuendo al benessere delle comunità e alla sostenibilità dei territori”.
Vincenzo De Caro, ceo di Mandarin, ha raccontato la visione della sua azienda: “Il partenariato pubblico-privato è un utile strumento per accelerare la trasformazione digitale delle città. La nostra proposta dimostra che è possibile conciliare sostenibilità economica, innovazione tecnologica e interesse collettivo, valorizzando un’infrastruttura esistente e proiettandola nel futuro”. A portare l’attenzione sul tema dell’utilizzo di strumenti finanziari per sostenere progetti legati ai beni culturali, allo sport e alla rigenerazione urbana è intervenuto anche Gianluca D’Antoni, responsabile Area Sud e referente per la Sicilia dell’Istituto per il Credito Sportivo e Culturale: “Con strumenti come ‘Cultura Missione Comune’ offriamo finanziamenti a tasso agevolato – spesso vicino allo zero – per interventi su immobili storici, musei, teatri, sale pubbliche e progetti di digitalizzazione. Il nostro Istituto è un unicum a livello europeo: promuove investimenti culturali e sportivi come leva per lo sviluppo territoriale”.
Conoscenza e formazione: coltivare visione nei territori
Una tappa dedicata alla cultura e all’innovazione, inoltre, non poteva prescindere dal contributo del mondo accademico e della ricerca. Vito Martelliano, docente di urbanistica e vicepresidente del Corso di Laurea in Architettura dell’Università di Catania – sede di Siracusa, ha sottolineato come l’ateneo affronti temi cruciali come l’overtourism, la gentrification e i mutamenti climatici attraverso ricerca, didattica e terza missione, con l’obiettivo di formare architetti capaci di leggere i segni del presente per progettare un futuro sostenibile.
Antonino Mazzaglia, ricercatore del CNR–ISPC e docente a contratto della Scuola di specializzazione in Beni Archeologici dell’Università di Catania, ha ribadito l’importanza di integrare dati, scienza e tecnologia per valorizzare il patrimonio culturale in modo intelligente. Ha spiegato che il CNR è impegnato nello sviluppo di strumenti digitali per la fruizione, la conservazione e l’interpretazione dei beni, sottolineando che solo attraverso la conoscenza è possibile garantire una reale tutela e innovazione.
Infine Niccolò Benetton, coordinatore accademico dell’Accademia di Belle Arti Rosario Gagliardi, ha raccontato: “Formare nuove generazioni di designer, artisti e innovatori significa costruire futuro per il territorio. Lavoriamo con scuole, musei e aziende per portare i nostri studenti in progetti reali, internazionali e locali. L’arte è un linguaggio potente per raccontare l’identità”.
Ecosistemi che sperimentano: una rete per innovare
Il dialogo si è arricchito anche con le testimonianze dell’ecosistema culturale e creativo locale. Paolo Patanè, direttore del Distretto turistico del Sud Est, ha sottolineato: “Il turismo del futuro è cooperativo, identitario e distribuito. Il Distretto lavora per superare le logiche frammentate e creare un sistema capace di generare valore per chi vive il territorio ogni giorno. Mettiamo in rete borghi, città, operatori e cittadini per una nuova narrazione del Sud Est che sia inclusiva, sostenibile e di qualità”.
Salvatore Santuccio, presidente Società Siracusana di Storia Patria, ha dichiarato: “La memoria storica non è un archivio da consultare, ma una risorsa viva per progettare il futuro urbano. I nostri studi raccontano la città, i suoi cicli di trasformazione, i suoi spazi simbolici. Serve integrare il sapere storico nei processi decisionali di oggi”.
Marco Mastriani, vicepresidente Area Marina Protetta Plemmirio, ha posto l’attenzione su come l’area marina protetta sia un laboratorio a cielo aperto: “Con la fruizione subacquea, le immersioni guidate e l’educazione ambientale, stiamo creando un modello di turismo marino sostenibile che non è solo attrattività, ma anche formazione e consapevolezza”. Mentre, Salvatore Cartarrasa direttore dell’Area Marina Protetta Plemmirio, ha raccontato il progetto Corallo, che prevede la realizzazione della Stanza del Mare, organizzato all’interno dell’Area Marina Protetta Plemmirio. Un’esperienza immersiva e virtuale che consente di esplorare fondali e biodiversità anche a chi non può immergersi fisicamente.
Nel contesto del confronto su accessibilità e valorizzazione del patrimonio culturale, due testimonianze hanno messo in luce approcci concreti e complementari per rendere la cultura più inclusiva e partecipata. Daniele Aliffi, membro del Consiglio Direttivo del Museo del Mare di Siracusa, ha raccontato l’impegno del museo nel custodire e trasmettere una memoria viva legata alla marineria locale, attraverso storie di pesca, cantieri navali e tradizioni artigianali. Con strumenti digitali, QR code e installazioni immersive, il museo si apre al futuro mantenendo saldo il legame con le radici del territorio. Mentre Giuseppe Armeri, funzionario direttivo della Galleria Regionale di Palazzo Bellomo, ha invece illustrato i percorsi tattili e sensoriali sviluppati per rendere accessibile la fruizione del museo anche alle persone ipovedenti. Un esempio virtuoso di come l’innovazione possa abbattere barriere fisiche e culturali, trasformando ogni visita in un’esperienza davvero inclusiva.
Sergio Cilea, capodelegazione FAI Siracusa, ha sottolineato invece la responsabilità collettiva nella cura del territorio: “Solo mettendo in rete competenze ed energie possiamo restituire valore ai luoghi. La cittadinanza attiva è una leva fondamentale per la rigenerazione degli spazi urbani: ogni luogo curato da una comunità diventa uno spazio di appartenenza, bellezza e futuro”.
Innovazione culturale e identità condivisa per il futuro del territorio
A chiudere la giornata, due contributi che hanno ribadito l’importanza di guardare al patrimonio culturale come leva strategica per l’innovazione e la coesione territoriale. Giacomo Cascio, dirigente del Settore Risorse Umane e Organizzazione del Comune di Siracusa, ha illustrato le progettualità in corso per rendere il sito Unesco Siracusa–Pantalica sempre più accessibile e coinvolgente. Tra queste, un’iniziativa che sfrutta l’intelligenza artificiale per offrire ai visitatori un’esperienza immersiva e personalizzata, arricchita da contenuti digitali geolocalizzati. Il progetto si inserisce in una visione più ampia che comprende un itinerario tra i comuni del Sud Est e la creazione di un Festival dell’Architettura innovativo. “L’eterogeneità dei nostri territori è la nostra forza: una ricchezza di identità, stili e visioni che ci rende unici e capaci di affrontare il futuro con creatività e resilienza”.
Lorenzo Guzzardi, coordinatore scientifico del ventennale Unesco del Comune di Siracusa, ha infine ricordato che celebrare questo anniversario significa soprattutto rafforzare una conoscenza diffusa e condivisa. La cultura, ha sottolineato, non è un ricordo da custodire, ma un progetto da costruire ogni giorno. “Celebrare i vent’anni del riconoscimento Unesco significa restituire valore al patrimonio e rafforzare un’identità condivisa. La cultura non è un ricordo, ma un progetto per il futuro”.
Infine, Domenico Lanzilotta, direttore di City Vision, ha evidenziato l’obiettivo del progetto: “Le città intelligenti non sono quelle più tecnologiche, ma quelle capaci di dare senso alla tecnologia. City Vision è nata per ascoltare questo respiro profondo dei territori, per intrecciare memoria e visione, e dare voce a chi costruisce ogni giorno città vive e resilienti. Solo così le politiche locali possono diventare strumenti di rigenerazione reale e di cambiamento culturale”.
City Vision è un progetto di Blum, in collaborazione con A2A, con il patrocinio di Anci e la partecipazione delle Case delle Tecnologie Emergenti. Partner: Open Fiber e Movyon. Community partner: ANFoV, Assintel, Data Valley, Entopan Innovation, Fare Impresa, Istituto Europia.it, indig communication, Innovation Hub South Europe, InnovUp, Living Future Europe, Milano smart city alliance, NA StartUp, PA Social, Rete Dei Comuni Sostenibili, Se sei Sindaco, Smart Communities Tech.
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