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Confindustria Lecco-Sondrio lancia l’allarme: “Energia priorità nazionale”


Imprese e istituzioni riunite da Confindustria Lecco e Sondrio per discutere strategia energetica e criticità sistemiche

LECCO – Il nodo dell’energia torna sotto i riflettori, e lo fa in un momento in cui le tensioni geopolitiche e le transizioni ecologiche ridefiniscono, giorno dopo giorno, gli equilibri economici globali. Confindustria Lecco e Sondrio ha organizzato nell’auditorium della Casa dell’Economia l’incontro “Energia e Scenari Globali”, un confronto a più voci che ha richiamato il mondo produttivo e istituzionale a riflettere sul presente e sul futuro energetico del Paese.

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Marco Campanari presidente di Confindustria Lecco - Sondrio
Marco Campanari presidente di Confindustria Lecco – Sondrio

A introdurre i lavori è stato Marco Campanari, presidente dell’associazione territoriale, che ha tracciato un quadro preoccupato ma lucido: la geopolitica – ha sottolineato – è entrata in modo invasivo nella vita delle imprese e nella quotidianità dei cittadini, e il tema energetico si è imposto come una delle priorità strategiche per l’Italia. La crisi internazionale, a suo avviso, ha avuto il merito di costringere finalmente ad affrontare la mancanza di una strategia energetica nazionale.

Moderato dalla voce autorevole di Sebastiano Barisoni, giornalista di Radio 24 e vicedirettore esecutivo de Il Sole 24 Ore, il dibattito ha alternato analisi tecniche e riflessioni geopolitiche, con una visione trasversale sulle cause profonde dell’instabilità energetica e sui possibili strumenti per affrontarla.

Paolo Arrigoni
Paolo Arrigoni, presidente del GSE (Gestore dei Servizi Energetici)

Tra gli interventi più attesi, quello di Paolo Arrigoni, presidente del GSE (Gestore dei Servizi Energetici), che ha offerto una panoramica dettagliata sull’andamento dei prezzi e sulla composizione del mix energetico italiano. Arrigoni ha ricordato come il rincaro dell’energia sia iniziato già nella seconda metà del 2021, prima della guerra in Ucraina, e come oggi l’Italia paghi un’elettricità significativamente più cara rispetto a Germania, Spagna e Francia. Il peso del gas nel mix nazionale è ancora troppo alto, mentre altre economie europee – come quella francese, dove il nucleare copre oltre il 60% della produzione – godono di maggiore stabilità e prezzi più contenuti.

Nel suo intervento, Arrigoni ha sottolineato che “in Italia il costo dell’energia, in particolare quella elettrica, è molto alto. Il governo è intervenuto con il Decreto Bollette per tutelare famiglie a basso reddito e imprese, ma il nostro svantaggio rispetto ad altri Paesi europei deriva proprio dal mix energetico. Un mix più equilibrato, come quello francese, è fondamentale per garantire sicurezza, sostenibilità e costi contenuti”. Ha inoltre evidenziato che nel 2024 l’Italia ha raggiunto 74,5 GW di potenza rinnovabile installata, a fronte di un obiettivo di 131 GW al 2030 stabilito dal PNIEC. Grazie ai numerosi meccanismi di incentivazione gestiti dal GSE, è realistico pensare che oltre 85 GW possano essere coperti da queste misure. Fondamentale sarà anche la diffusione dei contratti di lungo termine, strumento capace di disaccoppiare i costi dell’energia dalla volatilità dei mercati fossili, e su cui il GSE è pronto a svolgere un ruolo di garanzia.

A portare un punto di vista tecnico e industriale è stato Giovanni Brussato, ingegnere minerario ed esperto di risorse strategiche. Nel suo intervento ha ricordato come, dopo un decennio di relativa calma, i costi dell’energia abbiano ripreso a salire bruscamente a partire dal periodo post-pandemico. La perdita dell’approvvigionamento stabile di gas russo ha inciso pesantemente sulla competitività delle imprese, e nessuna alternativa finora si è rivelata comparabile per affidabilità e costi. Secondo Brussato, la transizione ecologica rischia di restare incompiuta senza una politica seria di accesso alle materie prime critiche – come rame, litio, terre rare – indispensabili per la trasformazione energetica.

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Critico nei confronti delle politiche europee è stato Sergio Giraldo, analista, fondatore della testata Energytide ed editorialista del quotidiano La Verità. A suo avviso, l’Unione Europea sta portando avanti una strategia industriale sbilanciata, fondata su un Green Deal ambizioso ma carente di realismo economico. Giraldo ha messo in discussione la capacità dell’Europa di reggere il confronto con potenze come Stati Uniti e Cina senza strumenti efficaci di accountability politica e senza un’identità statuale vera e propria, sottolineando il rischio di una perdita di competitività sistemica.

A chiudere l’incontro è stato Andrea Margelletti, presidente del Ce.S.I. (Centro Studi Internazionali), che ha posto l’accento sulla dimensione geopolitica della transizione. “Energia, geopolitica e sicurezza: senza una visione strategica del mondo, non può esserci futuro energetico – ha affermato. Margelletti ha evidenziato come le dinamiche geopolitiche globali – dai conflitti in aree strategiche alle tensioni tra grandi potenze – abbiano un impatto diretto sulla stabilità energetica e sulle scelte industriali del nostro Paese. Secondo lui, leggere la questione energetica solo in termini tecnici o economici è un grave errore: “l’energia è ormai un tassello fondamentale della sicurezza nazionale e della sovranità strategica”. E ha aggiunto che parlare di autonomia solo in chiave europea è riduttivo: senza una visione comune e integrata, l’Europa continuerà a subire gli shock globali senza strumenti adeguati per difendersi.

Le conclusioni sono state affidate a Enrico Sanguineti, coordinatore del Gruppo di Filiera Tecnologie per l’Energia di Confindustria Lecco e Sondrio e promotore dell’appuntamento. Sanguineti ha raccolto le sollecitazioni emerse nel corso del confronto, ribadendo l’urgenza di un cambio di passo nella programmazione energetica, che tenga insieme competitività, sicurezza e sostenibilità.



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