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La Serbia vedrà mai una vera concorrenza per le banche? – Serbian MonitorSerbian Monitor


Il numero delle banche in Serbia è in calo, ma i loro profitti continuano a crescere. Oltre a imprese e cittadini, le banche stanno diventando sempre più spesso anche creditrici dello Stato. Sul nostro mercato praticamente non esistono alternative ai prestiti costosi, e le banche sfruttano abbondantemente questa posizione, tanto che i clienti sono sempre più spesso costretti ad adattarsi alle banche, e non il contrario.

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Recentemente ha fatto il giro del mondo la notizia che il colosso dei pagamenti online Stripe ha avviato colloqui con le banche per l’integrazione delle stablecoin nei servizi finanziari tradizionali. Questa piattaforma di pagamento, che agisce come intermediario tra acquirente e venditore trasmettendo tutti i dati in forma criptata, risolve molte debolezze dell’intermediazione bancaria, come lentezza, orari limitati, e costi elevati, incluse le conversioni valutarie. Sembra che anche le banche abbiano capito che l’integrazione della tecnologia blockchain nei propri modelli di business può essere a loro vantaggio.

In Serbia, invece, niente di nuovo. Le banche continuano a dettare le regole come pressoché uniche istituzioni creditizie, e a quanto pare questa situazione non cambierà presto. La Banca nazionale di Serbia ha risposto a B&F che attualmente non sono previste modifiche alla Legge sulle banche che consentirebbero l’operatività anche ad altri soggetti creditizi diversi dalle banche. “Sebbene in altri Paesi esistano diversi modelli operativi di istituzioni creditizie anche al di fuori del settore bancario, nella Repubblica di Serbia l’attuale quadro normativo resta orientato alla tutela e al rafforzamento della stabilità finanziaria e della fiducia nel sistema bancario. Qualsiasi introduzione di nuove forme di istituzioni creditizie richiederebbe una valutazione approfondita di tutti i potenziali rischi e l’adeguamento del quadro regolamentare”, dichiarano dalla banca centrale.

Lo Stato si affida largamente alle banche

La fiducia dello Stato nel sistema bancario è sicuramente in crescita. In quattro anni, da marzo 2021 a marzo di quest’anno, i prestiti concessi dalle banche allo Stato sono aumentati di 20 volte, passando da poco più di 200 milioni di euro a oltre quattro miliardi, secondo i calcoli della società di brokeraggio Momentum Securities. Ciò significa che un dinaro su dieci del debito pubblico serbo è dovuto alle banche. E non sono inclusi i debiti da obbligazioni.

Se lo Stato si indebita generosamente con costosi prestiti bancari invece di emettere obbligazioni più economiche, come può comprendere le difficoltà delle imprese, il cui tasso di interesse sui prestiti per investimenti è salito nel primo trimestre di quest’anno dal 7 al 7,3%, nonostante il tasso medio ponderato per il credito alle imprese sia sceso di 0,5 punti percentuali. Ricordiamo che poco più di un anno fa, la stessa governatrice della NBS, Jorgovanka Tabaković, al Kopaonik Business Forum, aveva dichiarato che le imprese non possono più sostenere l’onere di prestiti costosi. E non vale nemmeno la pena ripetere da quanto tempo gli imprenditori chiedono allo Stato di facilitare finanziamenti a costi più bassi. Invece, lo Stato ha cominciato anch’esso ad indebitarsi a caro prezzo.

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Alla domanda se sia necessario modificare la Legge sulle banche per consentire una vera concorrenza nel settore bancario e in che modo diversificare le fonti di finanziamento, Branko Živanović, professore presso la Belgrade Banking Academy, risponde che la concorrenza esiste eccome e che il regolatore finora non l’ha ostacolata. Anzi, il mercato bancario, secondo lui, è il settore più ordinato dell’economia, ben regolamentato e solidamente capitalizzato.

A suo avviso, i crediti bancari restano la colonna portante del finanziamento all’economia, ai cittadini e al settore pubblico, e tale situazione continuerà nel tempo. “La marcata bancocentricità non giova alla competitività dell’economia nazionale. Tuttavia, la politica monetaria e la Banca nazionale non dovrebbero essere tra i primi responsabili quando si cerca un colpevole per la mancanza di uno sviluppo economico più dinamico”, ritiene Živanović. Le sue critiche riguardano l’allentamento degli standard su chi può acquistare o fondare una banca. “Con la concessione di licenze a certe banche del Medio Oriente, dell’area post-sovietica e persino cinesi non si è guadagnato molto. Sarebbe stato più importante impegnarsi per non perdere due colossi bancari francesi.

Segnali di concorrenza all’orizzonte

Alla domanda sul ruolo delle istituzioni di microcredito come fonte alternativa di finanziamento, Živanović spiega che queste sono nate con l’idea di offrire piccoli prestiti garantiti collettivamente per avviare piccole attività. Tuttavia, non si sono rivelate una spinta significativa per la microeconomia e l’artigianato, ma piuttosto hanno incentivato il consumo, portando a situazioni problematiche nel rimborso, come dimostrato anche dal caso della Bosnia ed Erzegovina.

Aggiunge che alcuni istituti di pagamento in Serbia, con un’adeguata capitalizzazione, potrebbero erogare crediti al dettaglio, ma difficilmente potranno sostituire i prestiti al consumo e con carta di credito offerti da alcune banche in collaborazione con agenzie turistiche. Dall’altro lato, secondo lui, è poco probabile che le obbligazioni societarie diventino a breve termine una vera alternativa al credito bancario.

Il consulente finanziario Vladimir Pavlović, che ha lavorato a diversi progetti di finanziamento alternativo, dichiara a B&F che i prestiti bancari restano oggi la forma dominante di finanziamento per le imprese, ma che anche altri segmenti di mercato stanno gradualmente emergendo. Sottolinea lo sviluppo del factoring, delle obbligazioni societarie, di alcuni token digitali emessi e di alcune campagne di crowdfunding.

A suo avviso, la liberalizzazione normativa, che rientra nelle competenze della NBS e riguarda le modalità con cui i fondi pensione e le compagnie assicurative investono il proprio capitale, favorirebbe lo sviluppo del mercato dei capitali. I fondi d’investimento, ad esempio, potrebbero acquistare obbligazioni societarie, ma ciò dipende dal fatto che la NBS permetta a fondi pensione e assicurazioni di investire in fondi alternativi. Anche le aziende fintech stanno iniziando a svilupparsi in Serbia.

Imprese e cittadini sempre più insoddisfatti

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Alla domanda sulle lamentele degli imprenditori riguardo alla riduzione degli orari di apertura e alla chiusura delle filiali da parte delle banche per risparmiare, oltre alla restrizione delle operazioni in contanti e la pressione per passare ai pagamenti con carta, la NBS risponde che la maggior parte delle banche ha ancora filiali dove è possibile ottenere tutti i servizi bancari. “Pertanto, la digitalizzazione non ha influito in maniera significativa sulle politiche operative delle banche, né sul numero delle filiali o dei dipendenti.”

La banca centrale ricorda che ha fissato a 150 dinari il prezzo massimo del pacchetto di servizi bancari di base, che include: prelievo di contanti allo sportello e agli sportelli automatici della propria banca, rilascio di una carta di debito, accesso a servizi di mobile e online banking con un numero illimitato di pagamenti tramite QR code nei punti vendita. Inoltre, esistono otto istituti di pagamento, sei istituti di moneta elettronica e l’operatore postale pubblico con i suoi agenti, tutti abilitati, secondo le normative, a fornire servizi di pagamento e migliorare l’accesso dei cittadini a tali servizi.

Alla domanda sul perché le banche non comunichino più in modo chiaro le condizioni dei loro prodotti – in particolare i prestiti e gli interessi sui depositi – costringendo i clienti a rivolgersi direttamente a loro, la NBS cita in dettaglio le disposizioni di varie leggi che regolano la pubblicità bancaria, aggiungendo che non è stato rilevato un aumento significativo delle segnalazioni a questo proposito.

È possibile che ufficialmente pochi si lamentino, ma tra imprenditori e cittadini cresce il malcontento: i costi bancari sono aumentati, gli sportelli con servizio in contanti sono aperti solo dalle 9 alle 12, aprendo un conto si ricevono anche quattro carte contemporaneamente, e allo sportello dicono che la carta Dina si può anche dimenticare, perché “devono emetterla, ma di fatto non serve a nulla”. Chi conosce bene le procedure di approvazione del credito alle imprese afferma che le competenze del personale bancario sono in calo, l’approccio è superficiale e c’è timore che la situazione possa solo peggiorare.

Resta un mistero perché lo Stato preferisca usare i soldi di tutti i cittadini per ripagare costosi prestiti bancari, mentre oltre 15 miliardi di risparmi vincolati giacciono nelle banche con interessi irrisori, e perché la Serbia è uno dei pochi Paesi della regione a non essersi lanciata, negli ultimi anni, sull’onda delle obbligazioni popolari. Non è necessario che lo Stato “ami” il suo popolo, ma dovrebbe almeno gestire in modo oculato la cassa comune chiamata bilancio. Anzi, è suo dovere farlo.

(Biznis i Finansije, 24.06.2025)
https://bif.rs/2025/06/da-li-ce-srbija-docekati-pravu-konkurenciju-bankama/



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