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Agsm Aim, piano industriale al 2030 oltre 1miliardo investimenti


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Oltre 1 miliardo di euro di investimenti con un focus su sostenibilità e crescita nelle rinnovabili: la multiutility pubblica Agsm Aim dei comuni di Verona e Vicenza ha presentato il nuovo Piano industriale 2025-2030 approvato negli scorsi giorni.

Con questi investimenti, Agsm Aim prevede un ebitda pari a 250 milioni di euro al 2030 (+86 milioni di euro rispetto al risultato stimato nel 2025 e pari a 163 milioni di euro), in incremento del 53% rispetto al 2025 e con un’incidenza sui ricavi del 12% rispetto all’attuale 9%. L’utile netto è previsto in crescita del 62% a 71 milioni di euro (+27 milioni di euro rispetto al risultato stimato per il 2025 e pari a 44 milioni di euro) con un’incidenza sui ricavi del 3% rispetto all’attuale 2%.

«L’obiettivo è una crescita decisa accelerando la transizione energetica del Paese – ha commentato il consigliere delegato di Agsm Aim, Alessandro Russo -. Impianti rinnovabili, teleriscaldamento, crescita dei clienti sono le linee strategiche che ci consentiranno di consolidare e rafforzare il nostro ruolo tra le principali multiutility italiane».

Sul fronte degli impianti sono previsti 526 milioni di euro di investimenti complessivi (pari al 45% del totale), di cui 508 milioni di euro destinati alla realizzazione di impianti di generazione 100% rinnovabili e all’avvio di sperimentazioni in ambito flessibilità, idrogeno verde ed eolico offshore. L’obiettivo al 2030 è di raggiungere 1 TWh di energia prodotta, di cui l’80% da fonti rinnovabili.

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Inoltre 18 milioni di euro saranno destinati all’ammodernamento di impianti di economia circolare e attrezzature per supportare le esigenze dei territori. Per quanto riguarda le reti sono previsti 391 milioni di euro di investimenti (pari al 34% del totale), di cui 293 destinati all’ammodernamento di reti elettriche e gas per adeguarle alle sfide della transizione con investimenti in digitalizzazione, resilienza e possibilità di supportare la generazione distribuita con l’obiettivo di 700 milioni di euro di Rab dalle reti. Inoltre 98 milioni di euro consentiranno di rilanciare il sistema di teleriscaldamento nelle città di Verona e Vicenza.

Altro obiettivo è raggiungere, al 2030, 1,2 milioni di clienti e 48 punti vendita sul territorio italiano con un investimento di 248 milioni di euro (pari al 21% del miliardo totale), di cui 177 milioni di euro destinati a supportare un piano di crescita nel mercato di vendita energia e gas, introducendo servizi a valore aggiunto “extra-commodity” e investendo in strumenti digitali per migliorare il “customer journey” con l’obiettivo, al 2030.

Saranno inoltre sviluppati la mobilità elettrica e progetti di efficientamento energetico rivolto sia alle aziende che ai consumatori finali. Altri 71 milioni di euro serviranno a sostenere la crescita nell’efficienza energetica e nell’illuminazione per abilitare la decarbonizzazione delle pubbliche amministrazioni con focus territoriale sul NordEst e l’obiettivo di gestire 122.000 punti luce.

«Agsm Aim è un’azienda 100% pubblica con la chiara missione di portare un impatto positivo nella vita delle persone e nei territori in cui opera, unendo l’interesse pubblico all’efficienza industriale – ha commentato il presidente Federico Testa -. L’ambizioso Piano industriale consente di porre solide basi per assicurare il futuro del Gruppo mantenendo una straordinaria attenzione alle ricadute su territori, indotto e cittadini».

L’obiettivo del Gruppo è quello di integrare business e sostenibilità. Sul fronte ambientale, al 2030 il 70% di potenza elettrica installata proverrà da fonti rinnovabili, con 144 GWh provenienti dalla geotermia.

Un aspetto dei piani Agsm Aim ha riguardato anche il mercato e le concessioni elettriche. «Se facciamo le gare riusciamo a massimizzare la quantità di risorse che può tornare sui territori. L’equilibrio del sistema dobbiamo poterlo garantire con ricadute sui territori – ha detto Testa -. La distribuzione dell’energia elettrica nel Veneto somiglia a quella dell’Italia, dove c’è un soggetto, Enel, che ha l’85% della distribuzione, e questa è una attività che produce ricchezza. Quando è stato dato l’85% a Enel era con il decreto Bersani, che doveva scadere entro il 2030 e dal 2025 in poi bisognava fare in modo di costruire un assetto diverso, in cui nessun operatore poteva avere più del 25%».

Per Testa «Enel ancora oggi ha l’85% e la legge di bilancio approvata a dicembre prevede una proroga delle concessioni di una cosa come venti anni. A noi questa cosa pare sbagliata, perché territori come il Veneto hanno operatori in grado di gestire e subentrare in questi asset e se si riesce a far questa cosa in modo intelligente, ci sono anche spazi per ridurre le tariffe e riversare sul territorio ricchezza».

Infine le strategie relative alle alleanze e alla quotazione in Borsa. Per Russo, «il piano industriale presentato èstand alone”, parla di noi, abbiamo bisogno di fare cinque anni importati per portare l’azienda ad essere ancora più robusta. Il futuro sarà oggetto di valutazione da parte dei soci che nel 2030 decideranno cosa fare – ha chiarito -, questo piano non è un processo che abilita, che guarda a scenari diversi da quelli attuali».

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Per quanto riguarda eventuali acquisizioni Russo ha spiegato che nel «nostro piano sono previsti anche elementi di crescita inorganica, principalmente di impianti. Noi abbiamo già impianti fotovoltaici in Abruzzo e eolici in Toscana, sicuramente guardiamo ad una dimensione nazionale come operatore che però ha un focus, ci sentiamo forti nel NordEst e il giusto mix di queste opportunità per noi è un elemento di attenzione».

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