Del Sud che cresce, partendo dalla Zes, e che può diventare volano dello sviluppo economico nazionale si è parlato, ieri, a Napoli, all’assemblea dell’Unione degli industriali. Tanti i temi al centro dell’agenda. A cominciare dalla Zes unica. Una soluzione, finora, ai problemi del Mezzogiorno che ha contribuito, stando ai dati, a riavviare gli investimenti in un’area del Paese che, nonostante i guai atavici, mai come ora può sognare un rilancio in grande stile. Il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, ha svelato le cifre. Che, parallelamente, erano state già snocciolate dal presidente di Unioncamere Andrea Prete nel corso del Forum dedicato alla Blue Economy, uno dei comparti chiave per il rilancio del Sud. La Zes unica, stando ai numeri di viale dell’Astronomia, ha fatto registrare a tutt’oggi ben 717 nuove richieste di investimenti “per un totale”, spiega Orsini, “di 28 miliardi”. “Siamo riusciti a mettere a terra quasi completamente 4,1 miliardi di credito di imposta. Questa è al via per fare in modo che le nostre imprese crescano”, ha dichiarato il presidente degli industriali. Secondo cui il Sud, adesso, è a un bivio. Ma non da ultima spiaggia, tutt’altro. “L’assemblea si tiene a Napoli perché per noi è fondamentale essere sul territorio e poi Napoli sta mostrando di avere una reazione importante per il Mezzogiorno, che sta diventando, in base agli ultimi dati, un pezzo importante del motore del Paese”, ha dichiarato. A margine, Orsini ha rilanciato la ricetta Confindustria per il Paese, preso nella sua interezza: energia, quindi investimenti sul nucleare, e investimenti che devono tornare al centro delle agende politiche ed economiche del Paese: “Siamo i più grandi sostenitori del nucleare, l’abbiamo detto dal primo giorno. Quello che dobbiamo fare oggi è riuscire a far cambiare idea alle persone, convincerle che quella è l’unica via di salvaguardia nazionale per il nostro sistema produttivo ma anche familiare”. E ancora: “Servono misure facili, misure come l’iperammortamento che è stato fatto, i crediti d’imposta, l’industria 4.0. La ricerca e sviluppo è nuovamente da mettere al centro. Abbiamo bisogno di mettere al centro gli investimenti, cambiare le misure di incentivi sui contratti di sviluppo”.
Agli industriali riunitisi a Napoli, è giunto il messaggio della premier Giorgia Meloni che ha intenzione di far sul serio quando parla di riannodare, anche economicamente, il Paese: “I problemi da risolvere rimangono ancora molti, però possiamo dire con orgoglio che la direzione è cambiata, che c’è ora la possibilità concreta di incidere davvero sul presente e sul futuro del Sud”, ha spiegato in un videomessaggio. In cui ha aggiunto: “Se consideriamo il potenziale di sviluppo, il Mezzogiorno può essere il volano dell’economia nazionale e lo sta dimostrando negli ultimi anni con tassi di crescita sia economica che occupazionale superiori alla media nazionale, un Sud che non è più il fanalino di coda ma che si sta affermando come locomotiva del rilancio di questa nazione, dinamico, ambizioso, attrattivo di investimenti”. Quindi ha rivendicato: “Questo governo ha scelto di sostenere il protagonismo del Sud, disegnando una visione di lungo periodo, lavorando per creare un ambiente più possibile favorevole alle imprese, costruendo gli strumenti più efficaci per dare a quelle imprese e ai cittadini del mezzogiorno la possibilità concreta di dimostrare il loro valore”. Meloni s’è poi intrattenuta sul grande tema della Zes: “Uno dei mattoni di questa strategia è l’istituzione della Zes Unica del Mezzogiorno. È una misura che abbiamo fortemente voluto per aumentare la competitività del Mezzogiorno a livello internazionale, valorizzare il suo apparato produttivo, assicurare a tutti i territori le stesse opportunità di sviluppo grazie a un sistema integrato che combina semplificazione amministrativa e benefici fiscali”. Per Giorgia Meloni, “la Zes Unica è il paradigma di un Sud che non chiede assistenzialismo ma vuole investire sulla libertà di impresa, rimettere al centro il capitale umano, dimostrare cosa è in grado di fare”. Infine, la premier non vuol più sentir parlare di contrapposizioni tra macroaree del Paese: “Troppe volte in passato sono state trascurate le profonde interconnessioni economiche e produttive che esistono tra le regioni del centro-nord e quelle del sud, arrivando quasi a considerare separate le due rispettive economie. Sappiamo bene che non è così. È un punto importante da sottolineare, per liberare definitivamente il campo da una narrazione sbagliata, che per molto tempo ha accompagnato il dibattito sulle politiche di sviluppo, che ha visto contrapporre il Nord dal Sud. È una narrazione smentita dai fatti, smentita dai numeri, perché se il Sud cresce non lo fa a scapito delle altre regioni, lo fa a beneficio di tutta la nazione”.
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