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Aprire una società a Dubai – Vantaggi Fiscali per Aziende Italiane a Dubai nel 2025: Guida Completa


Nel 2025, Dubai si conferma come una delle destinazioni più attrattive per le aziende italiane che desiderano ottimizzare la propria fiscalità e semplificare la gestione societaria.

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Con l’introduzione di nuove normative e incentivi mirati, conoscere il sistema fiscale emiratino è diventato fondamentale per chi intende espandersi all’estero in modo efficace e sicuro.

Indice

Panoramica del Sistema Fiscale di Dubai nel 2025

A partire dal 1° giugno 2023, gli Emirati Arabi Uniti hanno introdotto una Corporate Tax con aliquota al 9% sui profitti superiori a 375.000 AED (circa 95.000 euro annui). Tuttavia, il regime rimane estremamente vantaggioso: molte imprese registrate nelle zone franche possono continuare a godere di esenzioni complete o parziali, a seconda della tipologia di reddito generato e della struttura societaria.

L’imposizione riguarda principalmente le attività locali. I redditi generati da operazioni internazionali, in molti casi, restano esenti. Le autorità fiscali emiratine hanno adottato un approccio orientato alla compliance, introducendo obblighi di registrazione, Emirates ID, e sistemi digitali centralizzati per facilitare le dichiarazioni e i pagamenti fiscali.

Esenzioni Fiscali nelle Free Zone

Le Free Zone di Dubai offrono una serie di benefici fiscali strutturali, pensati per attrarre investimenti stranieri. Le società costituite in una zona franca possono beneficiare di:

 

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  • Aliquota fiscale dello 0% sui profitti qualificati, se non svolgono attività nel mainland;
  • 100% di proprietà straniera senza sponsor locale;
  • Esenzione da imposte doganali per merci importate ed esportate;
  • Assenza di ritenute su dividendi e royalties;
  • Repatrio integrale di capitale e utili.

Tuttavia, per mantenere tali agevolazioni, le aziende devono rispettare specifici requisiti operativi, tra cui la presenza di una sede fisica all’interno della zona franca e l’attività esclusiva con clienti extra-mainland o altre aziende in zona franca.

Incentivi per PMI e Multinazionali

Nel 2025, gli Emirati offrono ulteriori agevolazioni mirate a specifiche categorie:

  • Small Business Relief: esenzione fiscale fino al 2026 per società con ricavi inferiori a 3 milioni di AED;
  • Domestic Minimum Top-up Tax (DMTT): applicazione di un’imposta minima del 15% per multinazionali con fatturato consolidato sopra i 750 milioni di euro, in linea con l’accordo OCSE;
  • Crediti d’imposta per ricerca e sviluppo: fino al 50% delle spese sostenute, incentivando le attività ad alto valore aggiunto;
  • Licenze multi-attività a basso costo per startup e imprese tecnologiche.

Confronto con la Tassazione Italiana (approfondito)

1. Aliquote fiscali sulle società: una differenza strutturale

In Italia, l’imposizione fiscale sulle società si articola principalmente su due livelli: l’IRES (Imposta sul Reddito delle Società) con un’aliquota fissa al 24%, e l’IRAP (Imposta Regionale sulle Attività Produttive), che varia in base alla regione ma mediamente si aggira attorno al 3,9%, con picchi più alti in alcune aree. In aggiunta, in Italia le aziende affrontano un’alta pressione fiscale indiretta, con costi significativi legati a contributi previdenziali obbligatori, addizionali comunali, e imposizioni su dividendi e plusvalenze, che rendono il carico fiscale effettivo ben oltre il 40% in molti casi.

A Dubai, invece, dal 1° giugno 2023 è stata introdotta una Corporate Tax del 9%, applicabile solo ai profitti superiori a 375.000 AED (circa 95.000 euro) su base annua. Le Free Zone Company che rispettano i criteri di “qualifying income” possono continuare a beneficiare di un’aliquota 0%, rendendo ancora oggi molto competitivo il sistema.

Inoltre, i dividendi ricevuti da una Free Zone Company non sono soggetti a tassazione (né in entrata, né in uscita), un aspetto molto rilevante per chi mira a reinvestire o rimpatriare capitali.

2. Obblighi dichiarativi, contabilità e adempimenti

Il sistema fiscale italiano richiede alle SRL e SPA un insieme complesso di adempimenti: dichiarazioni periodiche IVA, bilanci ordinari, comunicazioni fiscali all’Agenzia delle Entrate, audit in presenza di determinate soglie, obbligo di nota integrativa e relazioni sulla gestione, oltre al rischio concreto di contenzioso fiscale e accertamenti tributari.

A Dubai, l’obbligo di tenuta contabile dipende dalla zona franca di registrazione. Alcune richiedono solo un bilancio annuale (non sempre soggetto a revisione), mentre altre – come DMCC o IFZA – iniziano a richiedere la certificazione del bilancio da parte di un revisore accreditato per rimanere conformi alla Corporate Tax. Tuttavia, non esistono modelli unici standardizzati a livello federale, e gli adempimenti sono molto più snelli rispetto alla rigidità italiana.

Dubai offre inoltre portali governativi centralizzati (es. mof.gov.ae, tax.gov.ae) per la gestione delle imposte e la trasmissione documentale, riducendo tempi e costi di gestione amministrativa.

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3. Imposizione sui redditi personali e sui dividendi

In Italia, la tassazione dei dividendi percepiti da persone fisiche è soggetta a ritenuta a titolo d’imposta del 26%, mentre il reddito personale segue scaglioni IRPEF progressivi dal 23% al 43%, oltre a contributi INPS e addizionali regionali e comunali.

Negli Emirati Arabi Uniti, non esiste alcuna imposta sul reddito personale, né sui dividendi o plusvalenze per persone fisiche. Questo significa che un imprenditore che riceve utili da una società a Dubai può reinvestire il 100% del profitto senza erosioni fiscali personali.

Per i residenti italiani che spostano la residenza a Dubai, tuttavia, è essenziale effettuare una corretta uscita fiscale (es. iscrizione AIRE, chiusura del centro di interessi vitali in Italia) per evitare doppie imposizioni, in particolare nel primo anno di trasferimento.

4. Sicurezza giuridica e rischio fiscale

Uno degli aspetti spesso trascurati è il rischio di accertamento fiscale. In Italia, le aziende sono soggette a frequenti verifiche, potenziali accertamenti per incongruenze contabili e una giurisprudenza fiscale spesso soggettiva e mutevole. Ciò impone costi indiretti elevati: consulenze continuative, contenziosi, e margine d’incertezza operativo.

A Dubai, pur in presenza di normative sempre più strutturate (in particolare dopo l’introduzione della Corporate Tax e dei regolamenti anti-BEPS), il rapporto con l’amministrazione fiscale è più orientato alla compliance che alla penalizzazione, e il contesto legale risulta più prevedibile. L’introduzione di codici fiscali e strumenti di monitoraggio (come il Taxpayer Registration Number, obbligatorio dal 2024) mira a rafforzare la trasparenza senza però compromettere la snellezza amministrativa.

Conclusione e Consulenza Personalizzata

Dubai rappresenta nel 2025 una delle migliori giurisdizioni fiscali al mondo per le aziende italiane che desiderano crescere, delocalizzare o semplicemente ridurre la pressione fiscale.

Le opportunità sono molte, ma è fondamentale essere guidati da esperti del settore per scegliere la struttura più adatta, la zona franca ideale e pianificare correttamente il trasferimento, anche dal punto di vista della residenza fiscale.

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