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Arvedi al Mimit col piano Ast, Urso rinvia a fine mese. Energia, scontro azienda-Regione

di M.R.

Tavolo romano di venerdì per Acciai speciali Terni al via con l’annuncio di presentazione del piano industriale da parte della proprietà Arvedi e una nuova deadline per il supporto agli investimenti per la parte produttiva e quella ambientale, con 70 milioni di euro a fondo perduto da parte del Mimit come sottolineato dallo stesso ministro Adolfo Urso; 2028 il termine ultimo indicato per la realizzazione della strategia della proprietà cremonese. Tuttavia il tema dell’energia, sin qui proposto come ostativo alla firma, è solo motivo di discussione tra l’azienda e l’amministrazione Regionale.

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Arvedi-Ast Una accesa discussione sulla questione dei costi di approvvigionamento energetico quella che sarebbe andata in scena al ministero. C’è disaccordo in particolare su impegni che l’azienda si aspettava e che la Regione non avrebbe invece considerato: un’incomprensione? O solo qualcosa da formalizzare fatti i dovuti approfondimenti? Sarà interessante scoprirlo perché le due parti in questione dovranno raggiungere un’intesa nei prossimi giorni (il che ricalca un po’ l’esito del precedente tavolo, ahi).

Mimit Ad ogni modo a rassicurare ci sono le dichiarazioni dei vertici di viale Brin che il piano di investimenti sarebbero pronti a portarlo comunque avanti. Almeno quello per un totale di 560 milioni di euro (300 già investiti). Oltre il miliardo si arriverebbe con la parte legata al Magnetico che resta a questo punto in forse e legata appunto ai nodi energetici del caso. La valutazione sul piano resta aperta. Al ministero l’azienda ha illustrato le linee guida, ma gli approfondimenti saranno necessari.

Istutuzioni «Il polo di Terni – ha dichiarato il ministro Urso – rappresenta un tassello fondamentale del piano siderurgico nazionale. Il progetto e gli investimenti rafforzeranno il ruolo strategico del sito ternano, valorizzando una filiera industriale essenziale per l’autonomia produttiva del nostro Paese e per la transizione tecnologica ed ecologica dell’intero comparto». «Per quanto ci riguarda – ha dichiarato la presidente della Regione Stefania Proietti – ci impegniamo, attraverso una forma di partenariato pubblico-privato, nella quale possono entrare da subito le concessioni già oltre il termine di scadenza, venendo incontro alle richieste da parte dell’azienda di poter avere una riserva di energia a disposizione. Nei prossimi giorni verificheremo con i nostri uffici quanto più sarà possibile fare in base alle normative sulla concorrenza in vigore. Il punto sul costo dell’energia, unito alla volontà espressa dall’azienda di avviarsi su un deciso percorso di decarbonizzazione della produzione, saranno gli elementi qualificanti dall’accordo che vogliamo chiudere entro fine mese. Regione Umbria insieme al Mimit e al Mase si è infatti impegnata nella redazione dell’Accordo di Programma, che definirà in modo puntuale gli impegni assunti dalle parti pubbliche e private. La firma è prevista entro il mese di maggio, al termine delle valutazioni sul piano industriale da parte del territorio e delle rappresentanze sindacali».

Uilm «Il piano presentato dal vicepresidente Arvedi Mario Caldonazzo e dall’Ad di Ast Dimintri Menecali – anticipano intanto Guglielmo Gambardella (Segretario nazionale Uilm) e Simone Lucchetti (Segretario Uilm Terni) – ha l’ambizione di raggiungere gli obiettivi di piena decarbonizzazione, riduzione CO2 e riduzione del consumo di risorse per rendere lo stabilimento ternano il più sostenibile ambientalmente in Europa. Abbiamo molto apprezzato – aggiungono – l’impegno della presidente della Regione Umbria Stefania Proietti di mettere a disposizione del sistema produttivo le concessioni dell’energia idroelettrica ma chiedendo al governo di poter prevedere, nelle discussioni in ambito europeo, una premialità anche in termini Ets per Ast. Inoltre – dichiarano – ci confortano le parole rese al Tavolo da Mario Caldonazzo sul fatto che in ogni caso il Gruppo Arvedi assolverà i propri impegni nella realizzazione del Piano che ci riserviamo di valutare una volta dettagliato».

Fiom Più critica la Fiom Cgil: «Rispetto agli annunci iniziali con la produzione del magnetico e una linea del freddo messi in stand by, si ridimensionano sia il volume degli investimenti che ammontano a 560 milioni di euro, sia delle produzioni che si attestano ad un milione di acciaio fuso all’anno e ad 800.000 tonnellate sul freddo. La parte pubblica – dichiarano in una nota congiunta Loris Scarpa (coordinatore nazionale siderurgia per la FiomCgil) e Alessandro Rampiconi (segretario generale Fiom-Cgil di Terni) – si impegna con 70 milioni di euro di cui 60 milioni attraverso un contratto di sviluppo in sostituzione dei contributi del Pnrr ‘Hard to abate’ in quanto non più accessibili. Mentre, sul totale degli investimenti l’azienda ha già annunciato lo stanziamento di circa 300 milioni di euro. Rimane ancora irrisolta, al momento, la questione energetica con nodi che la Regione Umbria e l’azienda dovranno sciogliere nei prossimi giorni. Al netto dell’annuncio di Ast su un incremento di 59 lavoratori diretti e sul mantenimento dei livelli occupazionali con la parte certa degli investimenti, nulla è stato specificato sull’impatto dei nuovi impianti e sull’organizzazione del lavoro e sui lavoratori dell’indotto. Registriamo la volontà di tutte le Istituzioni di trovare una soluzione per Acciai Speciali Terni ritenuta strategica per il territorio, per l’Umbria e per l’intero Paese, ritenendo necessario finalmente un confronto positivo che coinvolga le organizzazioni sindacali. Da qui alla fine di maggio abbiamo chiesto di discutere in azienda il dettaglio del piano industriale, cosa che chiediamo ormai da questi tre anni e non si è mai concretizzata. La nostra richiesta è di fare una discussione su un piano industriale realizzabile e con investimenti certi, senza alcun vincolo legato al suddetto accordo di programma».

 

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Ugl Rispetto al magnetico vome strategia sospesa: «Ab­bia­mo rap­pre­sen­ta­to – dichiarano invece il vicese­gre­ta­rio na­zio­na­le Ugl Me­tal­mec­ca­ni­ci con de­le­ga alla si­de­rur­gia, Da­nie­le Fran­ce­scan­ge­li e il coor­di­na­to­re Ar­ve­di Ast An­to­nel­lo Mar­to­ni – la ne­ces­si­tà di ri­ce­ve­re un mi­liar­do di euro di in­ve­sti­men­to per la tran­si­zio­ne eco­lo­gi­ca, l’in­stal­la­zio­ne di nuo­vi im­pian­ti la­vo­ra­ti­vi con un ac­cor­do di pro­gram­ma vol­to al ri­lan­cio del sito e al  man­te­ni­men­to dei vo­lu­mi pro­dut­ti­vi.  Go­ver­no e isti­tu­zio­ni sono invitati alla re­spon­sa­bi­li­tà per una ra­pi­da so­lu­zio­ne del­le pro­ble­ma­ti­che, per la sal­va­guar­dia dei la­vo­ra­to­ri e del­l’in­te­ro ter­ri­to­rio regionale. En­tro la fine del mese di maggio si ter­rà un in­con­tro per la firma del­l’ac­cor­do di pro­gram­ma. Chiediamo che il piano venga discusso con le Rsu e i territoriali per risolvere i problemi dell’organico tecnologico che nel tempo ha subito dei cambiamenti e adeguarlo al nuovo piano così che possa avere ripercussioni positive anche per i lavori dell’ indotto».

Fismic «Ancora attesa e incertezze sintetizzano Giovacchino Olimpieri (segretario nazionale Fismic) e Marvo Bruni (coordinatore Rsu Ast Fismic). Serve chiarezza sul piano industriale e sulle risorse – ammoniscono -. Nonostante l’ennesima riunione tenutasi presso il ministero delle Imprese e del Made in Italy sul futuro di Acciai Speciali Terni, dobbiamo purtroppo constatare che, anche questa volta, nessuna decisione concreta è stata assunta. Tutto viene rinviato a fine maggio, quando – forse – si arriverà finalmente alla sottoscrizione di un accordo di programma tra azienda, Governo e istituzioni locali. Registriamo con forte preoccupazione che, rispetto agli annunci iniziali, il progetto industriale ha subito un ridimensionamento e l’investimento complessivo ammonta a circa 560 milioni di euro, di cui 300 milioni a carico dell’ impresa e solo 70 milioni di contributo pubblico (60 milioni tramite contratto di sviluppo e 10 milioni da risorse dirette). Troppo poco per un impianto strategico come Ast. Restano aperti nodi fondamentali: la questione energetica, le garanzie sull’occupazione, l’impatto sull’indotto. Ad oggi, nulla è stato chiarito sull’effettivo impatto dei nuovi impianti sull’organizzazione del lavoro. I 59 posti annunciati da Ast rischiano di essere una misura di facciata, se non accompagnati da un vero piano occupazionale. Non bastano gli annunci. Serve una strategia vera, condivisa e sostenibile. È il momento di superare i rinvii, le promesse generiche e i documenti incompleti. Serve un confronto vero, libero da vincoli e interessi estranei, che metta al centro la salvaguardia industriale, occupazionale e ambientale del sito. Fiduciosi ma determinati, chiediamo che il Governo mantenga l’ impegno assunto e che a fine maggio si entri finalmente nel merito. Non accetteremo ulteriori rinvii».

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