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Fabrizio Tencone: “Troppe partite, Aumento certo di rischio infortuni”


L’ex medico della Juventus in vista del Congresso Internazionale di Medicina del calcio dal gruppo medico Isokinetic: “Bisogna essere preparati per affrontare questo tema e mai approssimativi, altrimenti gli infortuni non diminuiranno mai”

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Francesco Palma

Si gioca troppo? È la domanda da un milione di dollari ai quali negli ultimi anni tutti – calciatori, allenatori, medici, opinionisti – hanno provato a rispondere. Nell’anno del Mondiale per Club a 32 squadre, novità assoluta nel calendario, che si disputerà negli Stati Uniti, questa domanda assume ancora più valore pensando ai minutaggi abnormi che alcuni giocatori hanno già messo insieme agli inizi di maggio. Un esempio su tutti: tra il 2023 e il 2024 Julian Alvarez aveva messo insieme 75 presenze tra Manchester City e Argentina, e quest’anno – passato all’Atletico Madrid – sta già avvicinando le 60, e considerando che la squadra di Simeone giocherà anche il Mondiale per l’argentino si prospetta un’altra annata fisicamente impegnativa. Lui come anche Koundè, terzino del Barcellona che le 60 presenze le ha già superate, ma sono tanti quelli che arriveranno negli Stati Uniti con tante – troppe – partite nelle gambe, come spiega il dottor Fabrizio Tencone, specialista in medicina dello sport, direttore del centro Isokinetic di Torino ed ex medico della Juventus dal 1995 al 2016, che parteciperà al XXXII Congresso Internazionale di Medicina del calcio dal gruppo medico Isokinetic, in programma a Madrid il 3, 4 e 5 maggio, dedicato proprio al recupero e alla prevenzione degli infortuni e all’eccessivo minutaggio dei giocatori: “Quest’anno parteciperò come moderatore di una delle più importanti sessioni sugli infortuni muscolari dei flessori: l’obiettivo è ottenere una sessione nella quale anche i più giovani possano imparare e portare a casa un bagaglio di novità e di conferme da poter utilizzare nel proprio lavoro”.

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Il Mondiale per club si avvicina dopo una stagione lunghissima, quanto aumenta il rischio di infortuni? 
“Il rischio è certo”. 

Perché?
“Noi sappiamo che il numero e la frequenza degli infortuni sono legati all’esposizione al rischio: di base, più si gioca maggiore sarà il numero degli infortuni. Il rischio aumenta perché aumentano i minuti dedicati all’allenamento e soprattutto alle partite: nel calcio ci si fa male circa 4-5 volte di più in partita che in allenamento. Alla fine, giocando così tanto, diventa un problema”. 

Quali sono gli infortuni più frequenti causati dalle troppe partite? 
“Sicuramente quelli muscolari. Volendo fare una sorta di classifica, nei primi 5 posti ci sono tutti i 4 infortuni muscolari della gamba: flessori, quadricipite, polpaccio e adduttori. Sono i più frequenti insieme alla distorsione alla caviglia. L’infortunio più grave, invece, è quello del legamento crociato anteriore i cui casi sono in progressivo aumento (20 rotture quest’anno solo in Serie A, ben oltre la media, ndr) e ne discuteremo anche durante il convegno di Madrid, dove avremo a disposizione dati scientifici provenienti da UEFA e FIFA e proveremo a ottenere delle risposte sia dal punto di vista della prevenzione che della cura degli infortuni. La famiglia medico-sportiva si riunirà quindi per confrontarsi sui temi più importanti, e gli infortuni muscolari sono sicuramente tra questi”.

Juventus' Brazilian defender #03 Bremer lies on the football pitch after picking up an injury during the UEFA Champions League football match between RB Leipzig and Juventus FC at the Red Bull Arena in Leipzig on October 2, 2024. (Photo by Ronny HARTMANN / AFP)

Come possono lavorare le squadre per prevenire possibili infortuni?
​“Non entro nel merito tecnico, ma immagino che le squadre in campo al Mondiale per club cercheranno di fare turnover, anche perché noi sappiamo per certo che quando la seconda partita arriva fra i 3 e i 4 giorni dopo il primo incontro il rischio di infortuni muscolari aumenta notevolmente rispetto a quando c’è una distanza di almeno 5 giorni tra i due match. Detta così può sembrare una cosa banale, ma è stato dimostrato scientificamente. Inoltre condizioni climatiche più complesse come quelle che i calciatori troveranno negli Stati Uniti rendono più difficile sia la prestazione sia il recupero. Alcuni preparatori atletici potrebbero dedicare il tempo che va dalla fine dei campionati all’inizio del Mondiale allo ‘scarico’, quindi evitare di sovraccaricare i giocatori e dedicarsi al recupero della fatica più che alla performance. Bisogna studiare bene la situazione degli atleti durante la fase di preparazione al Mondiale: la soluzione sarà soprattutto personalizzare molto la preparazione o il mantenimento della performance in base allo stato di forma e al minutaggio acquisito”. 

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Il mantenimento della performance, però, dopo 50-60 partite però è rischioso? 
“Certo, a fine stagione si è sicuramente più stanchi. Il numero di minuti in cui si sta in campo tra allenamenti e partite è sempre più alto, e quindi il rischio di problemi articolari e muscolari di conseguenza aumenta”.

Julian Alvarez

Un carico di partite così pesante può farsi sentire anche in futuro? Pensiamo al caso di Pedri, che dopo aver giocato 73 partite nella stagione 2020-21 ha avuto anni pieni di infortuni, prima di ritornare al meglio. 
“Se il giocatore non ha avuto davvero infortuni, allora non c’è questo rischio. In realtà, però, l’atleta può avere degli acciacchi durante la stagione che pur non essendo considerati veri e propri infortuni possono comunque compromettere alcune aree muscolari o articolari. Può essere una questione di ‘stress’ precedente o di un problema che si è formato ma non sviluppato. Se però un giocatore bene davvero non si porta dietro niente. 

Parlerete di questi temi anche a Madrid? 

“A Madrid saranno presenti tantissimi medici di tante squadre italiane e straniere, compresi quelli delle nazionali di Argentina e Brasile, per cui sia chi segue le squadre dal punto di vista medico sia chi si interessa del recupero degli infortuni è un appuntamento per condividere le proprie esperienze e soprattutto condividere la scienza. Bisogna essere preparati per affrontare questo tema e mai approssimativi, altrimenti gli infortuni non diminuiranno mai”.


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