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La cultura americana nel mirino di Trump: ora rischia anche il Nea


Il National Endowment for the Arts (Nea), l’ultima grande agenzia culturale federale statunitense ancora in piedi a Washington, DC, è finita nuovamente sotto la mannaia del presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Nell’ambito della sua «snellita» richiesta di bilancio discrezionale per l’anno fiscale 2026, resa nota venerdì 2 maggio, il presidente ha proposto al Congresso di eliminare i finanziamenti a enti quali il Nea, agenzia federale istituita nel 1965 come un organismo indipendente del governo federale per offire supporto e fondi ai più promettenti progetti artistici, il National Endowment for the Humanities (Neh; agenzia indipendente del governo federale istituita dal National Foundation on the Arts and Humanities Act del 1965, che sostiene la ricerca, l’istruzione e i programmi pubblici nel campo umanistico) e l’Institute of Museum and Library Services (Imls), sebbene quest’ultimo istituto abbia un nome improprio, nonché alla Corporation for Public Broadcasting (società non profit finanziata con fondi pubblici, creata nel 1967 per promuovere e contribuire a sostenere la radiodiffusione pubblica). La proposta «è in linea con l’impegno del presidente volto a ridurre le dimensioni del Governo federale per migliorare la responsabilità, ridurre gli sprechi e diminuire gli enti governativi non necessari». «I fondi rimanenti, si legge ancora nella proposta, copriranno i costi di una chiusura ordinata».

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La proposta del presidente è solo un progetto per il Congresso, che è responsabile della definizione del bilancio federale e dell’assegnazione dei fondi a specifici dipartimenti e servizi. Durante il suo primo mandato presidenziale, Trump ha ripetutamente tentato di tagliare i fondi al Nea, riducendone il bilancio a zero nelle sue proposte annuali. Ma all’epoca il Congresso respinse i suoi tentativi: senatori e membri del Congresso di entrambi gli schieramenti politici si fecero sentire per difendere le agenzie culturali del Paese e aumentarono i loro finanziamenti attraverso leggi di spesa bipartisan. Non è chiaro se si assisterà allo stesso sostegno nel secondo mandato di Trump, o se la Casa Bianca onorerà i finanziamenti stanziati dal Congresso, dal momento che il ramo esecutivo ha cercato di esercitare un maggiore potere sulla spesa pubblica. Il presidente della Camera Mike Johnson ha subito appoggiato la proposta di Trump: il suo piano, ha dichiarato, «garantisce che ogni dollaro dei contribuenti federali sia utilizzato per servire il popolo americano, non una burocrazia gonfiata o progetti di parte».

Nel pomeriggio di giovedì primo maggio, durante la 215ma riunione del Consiglio Nazionale delle Arti, che fornisce consulenza all’agenzia in materia di sovvenzioni, Mary Anne Carter, che ha assunto ad interim la guida dell’agenzia, è parsa riconoscere che per il Nea si profilavano dei tagli. «Ovviamente ci saranno dei cambiamenti. Il cambiamento fa paura, ma il cambiamento permette anche di reinventarsi. In futuro, l’agenzia potrebbe essere più piccola, potremmo essere più snelli, ma credo che andrà tutto bene», ha detto in quella circostanza, esprimendo un certo ottimismo nonostante le minacce incombenti sulle infrastrutture artistiche del Paese.

Le dichiarazioni di Carter fanno seguito alle visite effettuate nelle ultime due settimane dai rappresentanti del Department of Government Efficiency (Doge),  il Dipartimento per l’Efficienza Governativa, presso gli uffici del Nea, dove, stando a diverse fonti vicine all’agenzia che hanno chiesto di rimanere anonime, hanno esaminato il bilancio, la programmazione e il personale dell’agenzia. Il Nea condivide l’edificio con il Neh: in quest’ultima, nell’ambito della campagna di Trump per smantellare ampie sezioni del Governo federale, il mese scorso il Doge ha licenziato in tronco l’80% dei circa 145 dipendenti e ha cancellato le sovvenzioni. Tali iniziative sono state in parte bloccate dai giudici federali, tra cui il giudice distrettuale Richard Leon: il primo maggio ha emesso un’ordinanza «restrittiva» temporanea nei confronti dell’amministrazione Trump, impedendole di intraprendere ulteriori misure volte alla chiusura dell’Imls, al licenziamento di personale o alla cancellazione di contratti, in attesa dell’esito di una causa intentata dall’American Library Association e dall’American Federation of State, County and Municipal Employees. Un’altra causa, intentata lo stesso giorno dall’American Council of Learned Societies (Acls), dall’American Historical Association (Aha) e dalla Modern Language Association (Mla), mira a riparare i danni causati da Doge al Neh.

Nella riunione di giovedì Carter non ha fornito dettagli sull’entità del ridimensionamento del Nea, tuttavia fonti di «The Art Newspaper» riferiscono che ci sarà una significativa riduzione del personale, in gran parte su base volontaria; quasi la metà dei 140 dipendenti accetteranno dimissioni differite o prepensionamento. «A quanto pare ci sarà un esodo piuttosto consistente, afferma una fonte. E la maggior parte delle persone che rimarranno si aspettano che il loro posto di lavoro venga tagliato». Secondo quanto riferito dalle fonti il personale che accetterà le dimissioni differite sarà sospeso dal servizio dal primo giugno, mentre coloro che accetteranno il licenziamento volontario o il pensionamento anticipato se ne andranno entro la fine di giugno. Il che significa, aggiungono le fonti, che alcuni dipartimenti rimarranno senza personale, tra cui l’Ufficio per l’accessibilità, che sostiene l’accesso all’arte per le persone con disabilità, gli anziani, i veterani e le persone che vivono in istituti, e almeno due discipline: le arti multimediali e la danza. «La perdita di decenni di conoscenze istituzionali, sul campo e nel settore sarà incalcolabile, ha dichiarato una fonte a “The Art Newspaper” soprattutto per quanto riguarda i rapporti con le comunità artistiche più piccole e rurali».

Durante la riunione di giovedì non è stato fatto alcun riferimento ai tagli alle sovvenzioni e, di fatto, il consiglio ha votato e approvato il consueto ciclo di centinaia di sovvenzioni, tra cui gli accordi di partenariato statali e regionali, che sostengono le agenzie artistiche locali in tutto il Paese e che per legge costituiscono il 40% del bilancio stanziato al Nea. Tuttavia, senza il bilancio e il personale necessari per attuare le iniziative di sovvenzionamento dell’agenzia, non è chiaro se le sovvenzioni saranno erogate.

 

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Sempre durante la riunione di giovedì, Carter nelle sue osservazioni conclusive ha sottolineato la portata del Nea in tutti gli Stati Uniti. «Ogni americano dovrebbe avere accesso all’arte», ha affermato, ribadendo il fatto che negli ultimi anni grosso modo 678 contee, ovvero circa il 25% del Paese, hanno ricevuto finanziamenti per l’arte dal Nea ma non da nessuna delle 1.000 principali fondazioni private degli Stati Uniti. «Vi lascio con questa riflessione: l’accesso degli americani all’arte non dovrebbe dipendere esclusivamente dalla loro vicinanza alla filantropia». Quest’ultimo punto, ovvero che le arti dovrebbero essere finanziate attraverso la filantropia privata, è una scusa che i sostenitori conservatori di Trump utilizzano da tempo per eliminare il Nea. Ad aprile il Cato Institute, un think tank libertario, ha pubblicato un documento informativo in cui espone le ragioni per cui il Nea dovrebbe essere chiuso, argomentando tra l’altro che «i sussidi all’arte politicizzano l’arte» e che «è immorale costringere i singoli a finanziare l’arte». Poco dopo, Mark Bauerlein, professore di inglese che in seguito a una riorganizzazione nel 2023 è stato nominato dal governatore repubblicano Ron DeSantis membro del consiglio di amministrazione del New College of Florida, ha scritto un articolo per «The New York Times» in cui illustrava come l’amministrazione Trump potrebbe invece utilizzare sia il Neh sia il Nea per «garantire che vengano finanziati solo progetti tradizionalisti».

Tra i gruppi artistici e i sostenitori delle arti c’era la speranza che il Nea potesse sfuggire al destino delle agenzie affiliate, il Neh e l’Imls, il cui personale e i cui bilanci sono stati decimati da Doge. Carter era già stata nominata presidente dell’agenzia durante il primo mandato di Trump ed è considerata da molti una sincera sostenitrice delle arti (sua figlia è una ballerina) e un’amministratrice capace che ha a cuore il personale. Ha anche lavorato per conformarsi volontariamente alle linee guida politiche dell’amministrazione. Sarebbe in contatto con «qualcuno ai vertici di Doge» e ha cercato di ridurre in modo proattivo la forza lavoro dell’agenzia al 60-70% delle dimensioni attuali, eliminando i posti vacanti, incoraggiando il personale ad accettare buyout e offrendo il pensionamento anticipato a chi ha più di 50 anni e lavora al Nea da almeno 20 anni. Secondo alcune fonti, Carter di recente avrebbe anche visitato la Casa Bianca per esaltare i benefici economici delle arti, un punto che ha sollevato anche durante la riunione del consiglio, e per posizionare il Nea come partner integrante degli obiettivi di Trump di celebrare il 250mo anniversario della firma della Dichiarazione di Indipendenza nel 2026.

Istituito dal Congresso nel 1965, sotto la presidenza di Lyndon B. Johnson, il Nea è il principale ente federale che eroga sovvenzioni per le arti negli Stati Uniti e distribuisce i fondi del Congresso a progetti artistici, istituzioni, consigli statali per le arti e studiosi in tutto il Paese. Ogni anno riceve migliaia di domande, che vengono esaminate da diverse commissioni di esperti in materia, poi dal National Council on the Arts, un organo consultivo composto da 18 persone tra artisti, studiosi, leader istituzionali e professionisti della filantropia che restano in carica per sei anni, che formulano le loro raccomandazioni in materia di sovvenzioni al presidente del Nea.

Nel 2024 l’agenzia indipendente aveva un budget di 207 milioni di dollari; l’ultimo ciclo di sovvenzioni è stato annunciato nel gennaio 2025, per un totale di 36.790.500 dollari a sostegno di 1.474 progetti con sede in tutti i 50 Stati, a Porto Rico e a Washington, DC. Secondo le agenzie statali per le arti, quanti avevano già ricevuto una sovvenzione diretta dal Nea hanno potuto prelevare i fondi all’inizio di aprile, ma su Reddit e altrove sono stati segnalati casi di beneficiari i cui progetti erano in fase di revisione finale che hanno visto le loro domande e le lettere di assegnazione scomparire dal portale delle sovvenzioni del Nea o rimanere bloccate nello stato «offerte».

L’agenzia aveva modificato le opportunità di finanziamento per il 2026 a seguito della raffica di ordini esecutivi emanati da Trump all’inizio della sua presidenza, tra cui una direttiva che poneva fine alle iniziative a favore della diversità, dell’equità e dell’inclusione nelle organizzazioni finanziate dal governo federale. Ha cancellato la sovvenzione Challenge America da 10mila dollari, che sosteneva progetti di organizzazioni più piccole che «estendono la portata delle arti a gruppi/comunità svantaggiati», e incoraggiava i candidati a concentrarsi su «progetti che celebrano il ricco patrimonio artistico e la creatività della Nazione onorando i 250 anni degli Stati Uniti d’America». Ha anche cercato di far promettere ai candidati di non promuovere l’«ideologia di genere», altro obiettivo dell’amministrazione Trump, ma questo requisito è stato revocato a seguito delle proteste di gruppi artistici e di una causa intentata dall’American Civil Liberties Union (Aclu).

La scorsa settimana il Nea ha aggiornato le linee guida su come attuare il divieto di Trump sull’ideologia di genere, affermando che il presidente dell’agenzia deciderà «caso per caso, nella fase finale dell’esame delle domande». L’agenzia ha inoltre dichiarato che i richiedenti «non saranno tenuti a certificare che i fondi federali non saranno utilizzati per promuovere l’ideologia di genere. Pertanto, non vi è alcun ostacolo alla presentazione di una domanda relativa alla promozione dell’ideologia di genere». Un portavoce dell’Aclu ha dichiarato alla rivista «American Theatre» che «a meno che il Nea non chiarisca diversamente, queste informazioni non eliminano le significative preoccupazioni sollevate nella nostra causa».

 

 

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