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L’hackathon per lo sviluppo sostenibile della Lombardia Orientale


Il 12 e il 13 aprile si è tenuto a Casalmaggiore, all’EcoOstello Interflumina – Villa Sereni, un hackathon condotto e diretto dal progetto Hub della Conoscenza. La linea d’azione dell’iniziativa è stata mossa dall’obiettivo di elaborare un patto per lo sviluppo sostenibile della Lombardia Orientale che sarà presentato il 21 maggio al Teatro Grande di Brescia.

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I protagonisti assoluti delle due giornate sono stati 35 studenti degli istituti scolastici di Brescia, Mantova e Cremona e le loro idee, dalle quali è scaturito il risultato dei lavori. Gli studenti si sono mossi secondo una logica di responsabilità nei confronti del territorio e della sua popolazione.

Hanno interpretato il momento volto ad individuare una formula in grado di reindirizzare la rotta di navigazione verso il futuro. A tal proposito è apparso necessario focalizzare l’attenzione sui pilastri fondamentali della concretezza e della territorialità, in modo da poter avviare un solido dialogo con istituzioni, associazioni e imprese.

Lo svolgimento dei lavori

Partendo da una completa descrizione delle esigenze giovanili, il piano è stato suddiviso in quattro macro-tematiche, attraverso le quali si sono toccati i punti critici della nostra area. Per ogni gruppo, inoltre, è venuto in aiuto un tutor con il compito di favorire l’elaborazione dell’output atteso.

Una prima tematica si è centrata sulla mobilità e sulle infrastrutture. Questa ha incluso la strategia di potenziamento e ampliamento di una rete sostenibile, mediante la riqualificazione, la manutenzione e la sicurezza dei trasporti. Un altro asse rilevante si è basato sulle relazioni sociali delle persone, punto indispensabile per il benessere della comunità e per la coesione economica. Con non meno importanza sono stati analizzati i contesti di lavoro e di scuola e la loro interconnessione, fattori cardine per la rivalutazione del territorio di fronte alle sfide presenti e prossime.

Ha concluso poi la scaletta la questione dell’ambiente, dedicata alla promozione della transizione ecologica e all’adempimento dei punti di sviluppo sostenibile.

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L’esperienza raccontata dai ragazzi

L’hackathon ha rappresentato un’opportunità di dialogo e collaborazione unica tra i ragazzi e il mondo degli adulti. I giovani si sono davvero sentiti protagonisti e quindi chi meglio di loro potrebbe raccontare quest’esperienza?

«Ho visto tantissima motivazione e voglia di fare, e questo ha contribuito a rafforzare la mia visione ottimistica sul futuro. Sono state due giornate di lavoro intenso, di dialogo e confronto, dal quale sono emerse tantissime idee e riflessioni e credo che i risultati ottenuti siano ottimi. Ho fiducia nella realizzazione delle proposte, delineate con così tanta cura da noi giovani: si tratta di un importante investimento sul futuro a cui sono chiamate con forza le istituzioni» – Paramjit Kaur, studentessa del liceo scientifico I.I.S. Vincenzo Capirola di Leno (Bs).

«Credo che siamo stati tutti a nostro modo protagonisti. Ognuno ha avuto la possibilità di interagire ed esprimere le proprie idee. È stata un’esperienza molto inclusiva e ha permesso di valorizzare le idee di tutti, spero riuscendo a rispecchiare la volontà di tutta la nostra generazione. Penso sia fondamentale coinvolgere sempre più persone in modo che i messaggi che lanciamo risultino sempre più forti ed efficaci» – Mohamad Berjaoui, studente del liceo scientifico Calini di Brescia.

«Ho trascorso due bellissime giornate e oltre ad essermi divertita ho potuto stringere nuove amicizie e sperimentare tante nuove esperienze. Io ho lavorato nel gruppo mobilità e infrastrutture e questo mi ha permesso di approfondire diverse conoscenze riguardanti questo tema. Inoltre il dialogo con gli altri gruppi ha contribuito ad ampliare la mia visione anche sulle altre tematiche trattate. Ho molta fiducia e spero che il nostro lavoro possa essere preso come spunto per agire e migliorare la mobilità, limitare l’inquinamento e in generale che le idee di tutti gruppi possano prendere vita» – Gloria Grandi, studentessa del liceo classico Polo Romani di Casalmaggiore (Cr).

«Sono state 2 giornate molto utili. Ho apprezzato il confronto che c’è stato tra i giovani e gli adulti, soprattutto con i responsabili di realtà importanti come il Politecnico di Milano, piuttosto che Cassa Padana o di aziende del territorio. È un’esperienza che non avevo mai fatto e il cui metodo di lavoro e confronto mi ha colpito. Secondo me il lavoro che abbiamo svolto ha il potenziale per essere davvero proficuo» – Tomás Grandi, studente dell’IIS Janello Torriani (Cr).

«In poco tempo ho avuto la possibilità di confrontarmi con tante persone da tanti modi di pensare e pareri diversi, mi sono sempre sentita ascoltata e ho visto valorizzate tutte le mie idee e opinioni. È stata una collaborazione costruttiva dove tutti sono stati considerati e ascoltati» – Valentina Scotuzzi, studentessa dell’IIS Janello Torriani (Cr).

L’esperienza vissuta è stata particolarmente apprezzata dai ragazzi, i quali si sono sentiti coinvolti e ascoltati. È stata un’esperienza inclusiva che ha permesso di valorizzare le idee di tutti. Anche la fiducia riposta nell’iniziativa è alta. Finalmente la possibilità di collaborare proficuamente con le istituzioni del territorio per pensare insieme come creare il futuro della Lombardia Orientale si sta materializzando e i giovani hanno colto alla perfezione questa possibilità. La motivazione, la voglia di fare e le proposte non mancano. Iniziative come queste permettono di aprire il dialogo e far emergere idee originali e innovative. Quindi abbiamo chiesto ai ragazzi:

Consideri importante proporre iniziative simili più spesso e coinvolgendo sempre più giovani?

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«Si, avere un punto di vista giovanile rappresenta sempre un contributo efficace. Ma questo è alla base di ogni gruppo di lavoro funzionante: diversi punti di vista e diverse esperienze» – Gabriella Cinini, studentessa dell’IIS Benedetto Castelli di Brescia.

«Per me è stata la prima occasione in cui l’opportunità di interagire con gli adulti è stata concretizzata e a parer mio iniziative come questa andrebbero proposte più spesso. Grazie a questi progetti i giovani si sentono più ascoltati e non si sentono esclusi. Tramite iniziative simili a questa si potrebbe creare un ponte tra adulti e giovani, riuscendo a capire meglio i diversi punti di vista che ognuno di noi ha sulle varie tematiche, in modo tale da sviluppare insieme idee e soluzioni» – Lamina Hossain, studentessa del I.I.S.G. Romani di Casalmaggiore (Cr).

«Trovo importante proporre iniziative simili, sia da un punto di vista pratico che umano. Questi due giorni sono stati una delle poche occasioni dove concentrare tutti i propri sforzi per dibattere su tematiche di attualità e raggiungere una soluzione concreta a tali problemi. È stata un’opportunità per apprendere dai coetanei e dagli adulti e, sicuramente, un’opportunità per tornare a casa con una visione più chiara ed estesa. Bisognerebbe ampliare e offrire sempre più momenti come questo, per imparare a lavorare in gruppo, relazionarsi costruttivamente, confrontarsi in maniera onesta, rispettosa e produttiva. Sarebbe opportuno proporre più iniziative di tale genere, ponendo anche una maggiore enfasi sui giovani per dare maggiore peso alla loro voce e prepararli meglio ad essere gli adulti del domani» – Marco Pirola, studente dell’Istituto Ettore San Felice di Viadana (Mn).

Gli studenti evidenziano il valore del confronto e l’importanza di dare spazio alle voci giovanili. L’hackathon ha rappresentato un’opportunità concreta per favorire questi concetti, incoraggiando la partecipazione attiva e la costruzione di soluzioni condivise, senza escludere nessuno. In questo contesto, un ruolo chiave è stato svolto dai tutor, figure di riferimento che hanno guidato i gruppi di lavoro e facilitato l’elaborazione delle idee.

Come gli adulti hanno vissuto l’hackathon? Le testimonianze

Il lavoro svolto dai ragazzi è stato coordinato da dei tutor, il cui compito è stato quello di riuscire a canalizzare nel modo più efficiente possibile le proposte e le idee degli studenti, rappresentando il primo gradino del ponte tra il mondo degli adulti e quello dei giovani. Quindi per capire come ci si sente a rappresentare questo ruolo di intersezione tra queste due realtà apparentemente lontane e diverse abbiamo chiesto loro di rispondere a un paio di domande:

Che impressioni ti hanno dato i ragazzi con cui hai lavorato? Cosa hai imparato da loro?

«Ho percepito una grandissima voglia di mettersi in gioco da parte dei ragazzi. Mi è piaciuto il loro modo di approcciarsi e ho imparato da loro diversi modi per affrontare i problemi» – Max Bosini.

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«Ho provato un grande senso di curiosità, non pensavo che i ragazzi provassero così tanta attenzione in merito all’attualità e alla sostenibilità. Mi hanno proprio colpito. Ho imparato che bisogna andare oltre alle convenzioni che si hanno rispetto ai giovani, per riuscire a ricavare elementi di confronto sani e fruttuosi. Più che mentore mi sono sentito anche io parte integrante di una progettualità di gruppo e penso di aver imparato più di quel che dato» – Daniele Daturi.

«L’approccio molto aperto con cui i ragazzi si sono espressi mi ha davvero colpito. Non si fossilizzano sulle loro opinioni e sono pronti ad assimilare nuovi punti di vista, integrandoli ai propri. Ho capito che i ragazzi sentono un grandissimo bisogno di confrontarsi con le altre generazioni, quelle di chi prende le decisioni. Loro cercano questo confronto per acquisire fiducia nel mondo adulto, che sembra vacillare, senza mai però che questo li faccia perdere di entusiasmo. Questa è la bellissima lezione che ho imparato» – Nicola Padovani.

Come gli adulti potrebbero imparare ad ascoltare e collaborare più efficacemente con i giovani?

«Esistono già situazioni e occasioni di scambio tra i ragazzi e il mondo adulto, solo che a volte manca fiducia da parte di quest’ultimo. Oltre a limitarci ad ascoltare le proposte dei giovani bisognerebbe prenderle seriamente in considerazione per riuscire a collaborare più efficacemente» – Max Bosini.

«Bisognerebbe organizzare degli spazi dove venga agevolato e facilitato il confronto tra le diverse generazioni. Delle piattaforme fisiche o anche digitali simili a quella che abbiamo sperimentato che permettano una contaminazione reciproca» – Daniele Daturi.

«Gli adulti sono spaventati dalle nuove istanze che promuovono i giovani. Hanno paura che desiderare un mondo con un worklife balance più equilibrato e con una spinta etica più forte faccia perdere loro qualcosa. In realtà io penso che sia esattamente il contrario. Gli adulti però fanno fatica a capire questo e a capire i giovani in generale, serve che questi ultimi, con forza e determinazione, si facciano coinvolgere nel mondo adulto. Quindi i giovani di oggi si trovano davvero di fronte a un bivio: chiedere con forza dei cambiamenti relazionali e produttivi oppure continuare a percorrere la strada già segnata. È una grandissima responsabilità e per me hanno tutti i numeri e le capacità per prendersene cura» – Nicola Padovani.

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Oltre ai tutor, gli studenti si sono relazionati anche con gli altri adulti presenti, tra cui Carlo Stassano, 78 anni, gestore dell’EcoOstello ed ex docente di educazione fisica. Stassano ha sempre apprezzato il confronto con i giovani e la sua esperienza può insegnare tanto. Quindi abbiamo chiesto una sua testimonianza, in modo da avere anche un punto di vista di qualcuno esterno al progetto:

«È stata un’esperienza fantastica, un battesimo pedagogico di un lungo percorso. Qua all’EcoOstello Interflumina ospitiamo spesso gruppi di ragazzi, soprattutto provenienti da associazioni sportive, però l’Hackathon è stato diverso dagli incontri che siamo abituati ad accogliere. Ho visto nei giovani che hanno partecipato una forte voglia di mettersi in gioco. Mi sono rivisto in loro e mi sono sentito giovane assieme a loro. Ho davvero apprezzato anche il modo con cui si sono approcciati. Sanno cosa vuol dire dialogare con gli altri e saper mediare, qualità essenziali per costruire una collaborazione proficua. Importantissimo è anche il modo cordiale e rispettoso che hanno utilizzato per interagire. Il linguaggio rispecchia lo spirito delle persone e quindi vedere e ascoltare gente educata è sempre un piacere e ci fa capire che ci sono tanti ragazzi che sono proprio l’opposto di quelle etichette dispregiative a cui spesso vengono associati. È stata davvero una soddisfazione immensa ospitare questa iniziativa. Spero che tutti gli spunti di riflessione che sono emersi durante queste due giornate si possano estendere anche attraverso altri enti. In Italia ci sono tantissime iniziative che si integrerebbero alla perfezione con progetti simili a questo, come le realtà di associazioni sportive o di promozione di beni artistici e culturali. Alla fine anche l’arte è un modo per rigenerare la società e un’opera che cito sempre è il “Terzo Paradiso”, di Michelangelo Pistoletto, che rappresenta l’unione tra natura e artificio e quindi rispecchia anche il messaggio che queste due giornata e di Hackathon hanno trasmesso».

Le testimonianze degli adulti hanno messo in luce l’importanza di un dialogo aperto con i giovani, sfatando pregiudizi e promuovendo un confronto costruttivo. L’hackathon ha dimostrato che la collaborazione tra generazioni è possibile e che dai giovani si può anche imparare, elementi essenziali per gettare le basi per un futuro più consapevole e condiviso.

Verso un nuovo domani

Le due giornate hanno tentato di disegnare una nuova immagine del profilo politico, sociale ed economico del territorio. Si è delineato un piano che pone al centro il concetto di sviluppo sostenibile e che si dirama, secondo le peculiarità della zona, verso i poli nei quali sono richiesti interventi maggiormente urgenti. È un patto rivolto al futuro, stilato dai giovani per le istituzioni.

Potrebbe essere rappresentato come una scommessa di competitività e continuità. Una sfida complicata che richiede la partecipazione di tutti. Una sfida, tuttavia, vitale per garantire un domani alla Lombardia Orientale.



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