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Un cloud made in Europa contro il monopolio Big tech


«È sconcertante che l’Europa nell’ambito degli appalti pubblici e quindi con denaro dei contribuenti continui a puntare su soluzioni tecnologiche non europee, prevalentemente quelle in capo alle big tech americane, quando ci sono decine, centinaia di aziende europee che producono soluzioni e innovazione. Se si continua su questa strada è inutile discutere di sovranità tecnologica».

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L’economista ed esperta di Antitrust Cristina Caffarra, alla “guida” del collettivo indipendente EuroStack non usa mezzi termini per descrivere una situazione che si sta facendo a dir poco allarmante.

Ridurre il più possibile e il prima possibile la dipendenza europea dalle big tech americane: è questo l’appello alla Commissione Ue messo nero su bianco per la seconda volta – dopo una prima missiva di marzo – e accompagnata da un documento che delinea nel dettaglio le azioni prioritarie per trovare una via europea e per passare una volta per tutte dalle chiacchiere (sono anni che si discute di sovranità tecnologica) ai fatti.

Oltre un centinaio i firmatari della prima lettera inviata da EuroStack a Bruxelles– fra aziende tecnologiche made in Europe e associazioni di settore, quelle del digitale e persino delle telecomunicazioni (ha firmato anche Connect Europe). E i sostenitori sono arrivati ora a quota 200 «a dimostrazione che l’Europa ha un potenziale inascoltato e fino ad oggi totalmente nell’ombra» aggiunge Caffarra.

L’iniziativa sta dunque facendo velocemente proseliti e ha ottenuto l’assist del governo francese e di quello tedesco. «Il governo di coalizione tedesco si è impegnato a favore di EuroStack – ci tiene a sottolineare l’economista -. E anche il governo francese ha espresso in più occasioni l’impegno a costruire una via d’uscita dalla dipendenza e a perseguire la nostra visione. E, ancora, il Parlamento olandese ha approvato una serie di mozioni per fermare la migrazione verso i servizi cloud statunitensi per realizzare un cloud olandese sovrano, dando priorità alle aziende europee nelle gare d’appalto e sviluppando alternative ai giganti tecnologici statunitensi».

Se la proposta dell’Unione europea di una “tassa” sui servizi digitali come contromisura ai dazi americani è stata oramai accantonata – la dichiarazione congiunta Trump-Meloni ha di fatto messo a tacere qualsiasi iniziativa in tal senso – trovare una via tecnologica europea resta comunque imprescindibile.

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Riguardo all’iniziativa EuroStack non pervenuto al momento il Governo italiano nonostante EuroStack sia un’iniziativa a forte matrice italiana: Caffarra l’ha tenuta a battesimo a fine 2024 e nel team dei “fondatori” ci sono Sebastiano Toffaletti, segretario generale della Digital Sme Alliance (l’associazione europea che rappresenta le piccole e medie imprese), Vittorio Bertola, head of Policy and Innovation di Open-Xchange e Francesco Bonfiglio, ceo di Dynamo e soprattutto ex numero uno di GaiaX, l’iniziativa di “cloud sovrano” nata qualche anno fa sotto bandiera franco-tedesca ma che no ha avuto il successo sperato poiché troppo “aperta” alle big tech americane il cui peso rilevante ha influenzato inevitabilmente governance e progetti.

Fra le aziende italiane che hanno aderito a EuroStack ci sono Aruba, Cubbit, ExpertAI, Seeweb, Babylon Cloud. In campo anche l’Italia Tech Alliance e Confimi Industria Digitale.

«Ci risulta che la Commissione Ue sia attualmente impegnata nella formulazione di un piano per l’autonomia strategica digitale – si legge nella nuova missiva di Eurotack a Bruxelles -. E il Parlamento europeo sta elaborando una relazione di “iniziativa” sulla sovranità digitale, che chiede di ridurre la dipendenza dell’Ue dai fornitori di tecnologia statunitensi, nonché una relazione sugli appalti pubblici.

Prendiamo inoltre atto del Programma di lavoro 2025-2027 per il Decennio digitale, pubblicato il 29 marzo, con piani di spesa dettagliati per i restanti 1,3 miliardi di euro di fondi stanziati. Riteniamo che gran parte di questo budget debba essere impiegato in modo più efficace per sostenere l’ecosistema europeo, recuperare terreno e passare all’autonomia, alla resilienza e a una maggiore sicurezza».

La dipendenza europea

Secondo EuroStack la dipendenza dell’Europa da tecnologie non europee diventerà quasi totale in meno di tre anni. E per quel che riguarda il cloud in particolare, in cui a farla da padroni sono per l’appunto i tre colossi americani Google, Microsoft e Amazon, la dipendenza dell’Europa avrebbe in alcuni paesi superato il 90 per cento e la media Ue si attesta comunque all’80 per cento.

Dalla posta elettronica alle piattaforme streaming, dall’e-commerce ai social network, dai servizi digitali pubblici a quelli offerti dalle imprese: tutto è ormai in cloud.

Stando alle rilevazioni biennali di Eurostat, le ultime disponibili riguardano il 2021-2023 (un aggiornamento è atteso a fine 2025), il 45,2 per cento delle imprese Ue ha acquistato servizi di cloud computing nel solo 2023, in particolare per archiviare e gestire sistemi di posta elettronica, documenti e software, ma anche applicazioni per la sicurezza e database.

La maggior parte delle imprese dotate di servizi cloud (79 per cento) è nel settore informazione e comunicazione ma tutti i settori dell’economia sono impattati con percentuali variabili e in ogni caso importanti. Sempre secondo i dati Eurostat il 75,3 per cento delle imprese è «fortemente dipendente» dal cloud, poiché ha acquistato servizi sofisticati ossia difficilmente sostituibili.

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Cosa accadrebbe se le big tech decidessero di limitare l’accesso ai propri servizi e di disinvestire in Europa? Non bisogna dimenticare che i colossi americani hanno messo sul piatto ingenti risorse in Europa proprio sul fronte cloud. E l’Italia è fra i Paesi in cui si sta investendo di più.

Microsoft ha annunciato un investimento record da 4,3 miliardi nei prossimi due anni per espandere la propria infrastruttura di data center hyperscale cloud e di intelligenza artificiale.

Ammonta a oltre 1 miliardo lo stanziamento di Amazon Web Services di qui ai prossimi 5 anni anche in questo caso per ampliare l’infrastruttura cloud. L’azienda prevede di creare fino a 5.500 posti di lavoro entro il 2029. Google ha due “cloud region” in Italia, una a Milano e una a Torino con progetti costantemente al rialzo.

“Comprare europeo”

“Buy Europe”, comprare europeo è l’imperativo su cui fa leva l’iniziativa EuroStack. In Europa ci sono centinaia di aziende che vendono software e servizi cloud e secondo il collettivo la Ue dovrebbe obbligare l’uso di tecnologie made in Europe nell’ambito dei bandi pubblici in modo da stimolare a catena domanda e investimenti nel settore privato per arrivare a una progressiva indipendenza.

«Invertire la dinamica della domanda è la chiave per uscire dall’impasse. E anche se in questa fase non è possibile eguagliare la potenza delle big tech d’Oltreoceano bisogna guardare al futuro facendo leva sulle elevate competenze che abbiamo in Europa – sostiene l’economista Caffarra -. Il settore privato ha bisogno di incentivi e stimoli adeguati. L’obiettivo non è escludere gli attori non europei, ma creare uno spazio in cui i fornitori europei possano legittimamente competere e giustificare gli investimenti».

Draghi e i cloud settoriali

Peraltro la necessità di trovare una via di uscita alla dipendenza dalle tecnologie extra Ue è stata evidenziata, lo scorso settembre, dall’ex Presidente del Consiglio Mario Draghi nel rapporto sul futuro della competitività presentato alla Commissione Ue.

«Considerata la posizione dominante dei fornitori statunitensi, la Ue deve trovare una via di mezzo tra la promozione dell’industria cloud europeo e la garanzia di accesso alle tecnologie di cui ha bisogno», si legge nel report.

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Secondo l’ex premier se da un lato è troppo tardi per dare vita a “campioni” europei del cloud in grado davvero di tenere testa a Google & co – «gli investimenti necessari sarebbero troppo ingenti» – dall’altro ci sono cose che si possono fare: «Possiamo costruire i nostri cloud settoriali, pensiamo al progresso che si avrebbe con un cloud dei dati sanitari europei». Compito dell’Europa deve essere dunque quello di «garantire un’industria competitiva, in grado di soddisfare la domanda di soluzioni di cloud sovrano».

A tal proposito suggerisce di incoraggiare la collaborazione tra fornitori cloud europei e di paesi terzi, «consentendo l’accesso alle più recenti tecnologie cloud degli hyperscaler statunitensi e preservando al tempo stesso la crittografia e la sicurezza». La Ue dovrebbe imporre standard obbligatori per gli appalti del settore pubblico «livellando così il campo di gioco per le aziende europee rispetto ai grandi operatori extra-Ue».

Nello stesso solco si muove Eurostack: «Bisogna riassegnare i fondi dando priorità a progetti tangibili, rilevanti per il mercato e orientati ai risultati». E si suggerisce anche la creazione di un Fondo sovrano per le infrastrutture a sostegno degli investimenti pubblici.

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