Contributi e agevolazioni

per le imprese

 

Rivoluzione AI parte 9, ora che ce l’hai, guarda che ci fai se sei una azienda


Continuiamo la nostra escursione nel mondo dell’intelligenza artificiale e delle direzioni che sta prendendo. Dopo tanto parlare di cos’è e come funziona, è lecito chiedersi chi la usa e perché. Cominciamo con le aziende italiane, che adesso hanno cominciato a sfruttare l’AI tra luci e ombre.

 

Prestiti aziendali immediati

anche per liquidità

 

L’intelligenza artificiale avanza nelle aziende italiane con un doppio passo: deciso nelle grandi imprese, più cauto nelle PMI (piccole e medie imprese). I numeri parlano chiaro: il 63% delle aziende di grande dimensione ha già adottato o intende adottare tecnologie di AI nel breve periodo, mentre tra le PMI questa percentuale si attesta al 43%. L’impatto sulla produttività promette di essere rilevante, con un potenziale incremento stimato in 115 miliardi di euro nel Paese, equivalente a un aumento medio del 3,2% oggi e del 4,3% nei prossimi due anni. È quanto emerge dallo studio “Lo stato dell’arte dell’Intelligenza Artificiale nelle aziende italiane – Adozione, impatti e prospettive” realizzato da The European House Ambrosetti con Minsait, società del gruppo Indra specializzata nella digital transformation, che mira a dare uno sguardo centrato sulle aziende del nostro Paese nel contesto europeo.

Ma dietro questi dati incoraggianti si nasconde una realtà più sfumata, dove l’adozione avviene principalmente per ottimizzare l’esistente piuttosto che per reinventare modelli di business.

Cosa succede nel nostro Paese?

Il panorama italiano dell’AI si presenta variegato e in evoluzione, con il 38,2% delle imprese già impegnate in percorsi concreti di implementazione e un ulteriore 25,2% che prevede di adottare soluzioni innovative nel prossimo futuro. Significativo è anche il dato relativo alle aziende che hanno già esteso l’implementazione su scala aziendale, pari al 21% del totale. Persiste tuttavia una resistenza non trascurabile: il 35,4% delle imprese dichiara esplicitamente di non avere alcuna intenzione di adottare strumenti di intelligenza artificiale, segnalando una frattura nel tessuto produttivo italiano che potrebbe amplificare i divari di competitività nei prossimi anni.

Quando si esaminano gli ambiti applicativi, emerge un quadro orientato principalmente all’efficienza operativa più che alla trasformazione strategica del business. La gestione e analisi dei dati (35,4%), il supporto IT tramite chatbot (23,2%), le analisi predittive e l’automazione del back-office (entrambi al 22,2%) rappresentano i casi d’uso più diffusi. Seguono l’ottimizzazione dei processi produttivi, particolarmente rilevante per le PMI dove raggiunge il 57%, e applicazioni nel marketing e vendite (35,7%), che permettono di personalizzare l’esperienza cliente e migliorare le campagne commerciali. Il settore della ricerca e sviluppo non resta indietro, con il 24,6% delle aziende che sfrutta l’AI per accelerare l’innovazione, mentre il 38% delle PMI la utilizza specificamente per la progettazione di nuovi prodotti.

Questi dati rivelano come, al di là della narrazione futuristica, l’intelligenza artificiale stia trovando applicazioni concrete in contesti operativi ben definiti, con benefici tangibili anche nel breve periodo.

Aste immobiliari

l’occasione giusta per il tuo investimento.

 

L’impatto sui risultati aziendali

I benefici dell’adozione dell’AI si manifestano principalmente in termini di efficienza e qualità. Il 64,7% delle aziende dichiara di aver riscontrato un miglioramento dell’efficienza operativa, mentre l’88% delle PMI segnala un innalzamento della qualità dei propri prodotti. L’incremento dei profitti è riconosciuto dal 68% delle PMI, che attribuiscono questo risultato a cicli produttivi più rapidi e a una maggiore reattività ai cambiamenti del mercato. Particolarmente significativo appare l’aumento della produttività, con un terzo delle aziende che segnala benefici compresi tra l’1% e il 5%, un risultato notevole se confrontato con la crescita media nazionale attorno all’1% registrata negli ultimi due decenni.

Il tempo risparmiato grazie all’automazione e all’ottimizzazione viene prevalentemente reinvestito nella formazione del personale, nel miglioramento della qualità e nella ricerca e sviluppo. E si tratta di una buona notizia perché questa tendenza rivela una consapevolezza strategica: le aziende più lungimiranti considerano l’AI non solo come strumento di efficientamento immediato, ma come leva per generare impatti strutturali di lungo periodo. La trasformazione digitale appare così non come fine ultimo, ma come processo abilitante per una crescita sostenibile e competitiva.

Rivoluzione AI parte 9, ora che ce l’hai, guarda che ci fai se sei una azienda

Tutto bene fino a che non va tutto male

Emergono tuttavia ostacoli significativi che frenano una diffusione più capillare delle tecnologie di intelligenza artificiale. Le difficoltà organizzative (23,9%), il livello ancora sperimentale delle tecnologie (21,9%) e la mancanza di competenze interne (20%) rappresentano le principali barriere all’adozione. Ad esse si aggiungono problematiche infrastrutturali, segnalate dal 30% delle PMI, e preoccupazioni legate alla sicurezza dei dati, con il 26% delle imprese che teme rischi connessi all’utilizzo di soluzioni cloud.

La carenza di competenze rappresenta una criticità particolarmente sentita, con il 50% delle imprese che evidenzia lacune di know-how sull’intelligenza artificiale. Questa problematica non riguarda solo le aziende, ma riflette un gap strutturale a livello nazionale: meno della metà della popolazione adulta possiede competenze digitali di base, rendendo necessario un intervento formativo che coinvolga almeno 15 milioni di cittadini per raggiungere gli obiettivi europei fissati per il 2030.

Il confronto internazionale e gli investimenti futuri

Sul piano degli investimenti, il quadro italiano presenta luci e ombre nel confronto internazionale. Più della metà delle aziende italiane destina almeno il 5% del proprio fatturato agli investimenti in AI, con il 43% delle grandi imprese che la considera tra le principali priorità strategiche. Tuttavia, gli importi assoluti degli investimenti restano contenuti: quasi la metà delle organizzazioni investe meno del 5% del budget digitale in intelligenza artificiale e nel 38% dei casi l’investimento complessivo non supera i 50mila euro annui.

A livello globale, i settori che guidano la rivoluzione dell’AI sono quelli tecnologici e del software, con giganti come Google, Amazon e Microsoft che investono miliardi in ricerca e sviluppo. Seguono la sanità e le scienze della vita, dove l’AI trova applicazione nella diagnostica e nella personalizzazione dei trattamenti, e il settore finanziario-assicurativo, che la utilizza per trading algoritmico e prevenzione delle frodi. Altri comparti in rapida evoluzione includono la cybersecurity, il manifatturiero, l’automotive e il retail, ciascuno con applicazioni specifiche che stanno ridefinendo standard operativi e modelli di business.

L’entrata in vigore dell’AI Act europeo rappresenta un’altra sfida significativa per le imprese italiane. Sebbene due aziende su tre vedano nella normativa un’opportunità per rafforzare governance e trasparenza, il 56% non ha ancora intrapreso azioni concrete per adeguarsi al nuovo quadro regolatorio. Gli ostacoli principali sono ancora una volta legati alla formazione (40% delle aziende) e alla mancanza di linee guida chiare (18,2%), evidenziando la necessità di un supporto istituzionale più strutturato.

Per accelerare l’adozione dell’AI e massimizzarne i benefici, appare necessaria una strategia nazionale che preveda adeguate risorse finanziarie e strutturali. Fondamentale sarà il rafforzamento dei fattori abilitanti, dalle infrastrutture digitali alle competenze, insieme alla promozione di forme strutturate di collaborazione tra pubblico e privato. Un’attenzione particolare dovrà essere rivolta alle PMI, con l’obiettivo di colmare il gap di oltre 126.000 aziende che necessitano di raggiungere un livello base di digitalizzazione per poter accedere ai benefici dell’intelligenza artificiale.

Prestito condominio

per lavori di ristrutturazione

 

Rivoluzione AI parte 9, ora che ce l'hai, guarda che ci fai se sei una azienda - macitynet.it
Rivoluzione AI parte 9, ora che ce l’hai, guarda che ci fai se sei una azienda

Verso una trasformazione più profonda

La sfida per il futuro non sarà solo tecnologica, ma principalmente culturale e strategica. Come evidenziato da Erminio Polito, amministratore delegato di Minsait Italia: “Nell’utilizzo dell’AI, dobbiamo passare dal ‘fare cose più velocemente’ al ‘fare cose radicalmente nuove’“. Questa transizione richiederà leadership, capacità di visione e investimenti mirati su dati, competenze e modelli organizzativi innovativi.

Secondo lo studio, infatti, l’intelligenza artificiale ha il potenziale per generare fino al 18% del PIL italiano in valore aggiunto, rappresentando una leva decisiva per la competitività del sistema-Paese. Per liberarne appieno il potenziale occorrerà tuttavia colmare ritardi strutturali nei principali fattori abilitanti: digitalizzazione, infrastrutture, competenze e regolazione. Solo attraverso una collaborazione sinergica tra centri di ricerca, università, imprese, istituzioni e cittadini sarà possibile trasformare l’intelligenza artificiale in una forza capace di generare crescita economica e sociale sostenibile e condivisa.

Nella nostra esplorazione sui temi teorici e pratici dell’intelligenza artificiale e del suo uso arrivare a questo punto, cioè sulle soglie delle imprese del nostro Paese, è significativo perché ci fa capire che il percorso dell’Italia verso l’adozione dell’AI appare dunque come una rivoluzione a piccoli passi, con aziende che avanzano a velocità diverse e con obiettivi eterogenei. Ma la direzione è chiara: chi saprà integrare queste tecnologie nei propri processi decisionali e produttivi potrà conquistare vantaggi competitivi significativi, mentre chi resterà indietro rischia di trovarsi marginalizzato in un’economia sempre più digitalizzata e globalizzata.





Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link

Prestito condominio

per lavori di ristrutturazione

 

Prestito personale

Delibera veloce