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Urso annuncia 100 milioni per l’Ilva. Uilm: “Non bastano, la trattativa con Baku Steel è un bluff”


Il momento è delicato per Ilva e il sistema italiano. Urso annuncia 100 milioni aggiuntivi per l’Ilva, modifiche all’Aia e un dl sulla partecipazione nell’asset. Ma l’Uilm attacca: “Non bastano, la trattativa con Baku Steel è un bluff”

 

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L’incendio dell’Altoforno ha scoperchiato il vaso di Pandora dell’ex Ilva. Dopo le dichiarazioni poco rassicuranti dei giorni scorsi, il ministro delle Imprese e del Made in Italy ha cercato di rassicurare tutti riguardo il futuro dell’acciaieria annunciando l’arrivo di 100 milioni di euro per “assicurare continuità produttiva e stabilità operativa da qui alla cessione dell’azienda”. La cessione agli azeri di Baku Steel si farà, secondo il ministro, nonostante i tanti nodi ancora irrisolti: l’ingresso della componente pubblica, le prescrizioni dell’Aia e la richiesta di incentivi. Il sindacato dei lavoratori Uilm la pensa in modo radicalmente opposto. Secondo il segretario generale, Rocco Palombella, la trattativa con gli azeri è un bluff e il Governo deve nazionalizzare, prima di mettere l’asset sul mercato.

ILVA, IL MOMENTO E’ DELICATO

Il momento è delicato per l’Ilva, per la siderurgia italiana e per il sistema Paese. Il ministro delle imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ne è consapevole e nell’intervista pubblicata oggi su Il Sole 24 Ore predica calma e annuncia l’arrivo a breve di 100 milioni di euro aggiuntivi per assicurare la continuità produttiva.

“Le risorse stanno arrivando. Insieme al Mef, abbiamo finalizzato il passaggio decisivo per sbloccare i 100 milioni di euro destinati all’integrazione del prestito ponte, che aveva già ottenuto il via libera della Commissione, e siamo ora nelle fasi finali dell’iter amministrativo per l’erogazione. Con la terna commissariale stiamo lavorando per garantire che queste risorse possano assicurare continuità produttiva e stabilità operativa da qui alla cessione dell’azienda”, ha detto Urso, annunciando che la produzione calerà di 2 milioni rispetto alle stime iniziali.

“Dobbiamo prendere atto che se manca un altoforno nella fase di transizione verso i forni elettrici la produzione non potrà più essere di 6 milioni di tonnellate come da obiettivi ma massimo di 4 milioni. Accelereremo i lavori per far ripartire l’Afo 2 che potrebbe affiancarsi, in qualche mese, all’Afo 4 a cui abbiamo garantito la massima sicurezza”, ha aggiunto il ministro, anticipando che i tecnici del Mimit, del Mase, del Ministero della Salute e degli enti locali stanno lavorando per superare l’impasse all’Autorizzazione Integrata Ambientale.

URSO: INTERESSE CONCRETO DI BAKU STEEL

Gli azeri hanno un interesse concreto nei confronti di Ilva e vogliono portare avanti l’acquisizione dell’acciaieria, secondo Urso.

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“Una delegazione del Mimit è stata in Azerbaigian proprio mentre io mi recavo a Taranto per inaugurare il Tecnopolo del Mediterraneo. Ha avuto interlocuzioni molto costruttive, riscontrando da parte di Baku Steel un interesse concreto e la conferma della volontà di portare avanti il percorso di acquisizione. Si è entrati nel merito degli adempimenti tecnici e industriali necessari a consolidare un piano di rilancio serio e pienamente orientato alla decarbonizzazione. Stiamo lavorando per garantire che ogni passaggio risponda a criteri di sostenibilità, innovazione tecnologica e tutela occupazionale”, ha sottolineato il ministro, aggiungendo che il Mimit è al lavoro per “definire un quadro di incentivi che rispetti pienamente il regime europeo degli aiuti di Stato”.

A breve è previsto anche l’arrivo del dl legge per le modalità di partecipazione della società, che probabilmente coinvolgerà attivamente Invitalia.

“Gli azeri hanno chiaramente espresso il loro desiderio di una presenza della componente pubblica in questa operazione. Il ruolo di Invitalia sarà cruciale per il successo della cessione e la percentuale di partecipazione in minoranza verrà definita in base agli accordi finali che saranno assunti con Baku Steel. Riteniamo di poter procedere a breve con il decreto legge che formalizzerà le modalità di partecipazione, utilizzando gli strumenti già a disposizione e secondo una percentuale concordata con gli investitori azeri, continua il giornale.

PALOMBELLA: “100 MILIONI NON BASTANO”

La Uilm, invece, è tutt’altro che ottimista riguardo il futuro dell’ex Ilva. 100 milioni non bastano per tornare a livelli produttivi adeguati e risollevare le sorti dell’azienda, secondo Rocco Palombella, segretario generale Uilm.

“Gli impianti rischiano di fermarsi. Anche con altri 100 milioni del prestito ponte si potrebbe andare avanti per due-tre mesi. Il governo deve costituire una società con Invitalia o Cdp. Devono partire subito la progettazione e le gare d’appalto per i forni elettrici da portare a regime in tre anni. Nel frattempo, devono continuare a funzionare, ma in condizioni di massima sicurezza, i tre altiforni a carbone. (…) «Al ministero si è parlato di progetti di reinserimento del personale in altre società, come Fincantieri”, ha detto Palombella in un’intervista a Il Sole 24 Ore.

CESSIONE AGLI AZERI? I LAVORATORI NON CI CREDONO

I lavoratori sono molto scettici anche riguardo la vendita dell’ex Ilva a Baku Steel.

“Ci hanno sempre detto che la trattativa è a buon punto, ma non ci crediamo. Alcuni elementi – dall’allungamento dei tempi ai ritardi nei pagamenti dei fornitori, fino al rinvio di alcune operazioni di manutenzione – ci portano a ritenere che la trattativa vada male e che difficilmente produrrà risultati convincenti”, ha detto Rocco Palombella, segretario generale Uilm, in un’intervista a Il Sole 24 Ore.

Palombella chiede al Governo di lasciar perdere l’operazione e nazionalizzare subito Ilva. Solamente dopo l’asset potrebbe essere messo sul mercato.

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“Gli impianti rischiano di fermarsi. Anche con altri 100 milioni del prestito ponte si potrebbe andare avanti per due-tre mesi. Il governo deve costituire una società con Invitalia o Cdp. Devono partire subito la progettazione e le gare d’appalto per i forni elettrici da portare a regime in tre anni. Nel frattempo, devono continuare a funzionare, ma in condizioni di massima sicurezza, i tre altiforni a carbone.

PALOMBELLA: “BASTA CASSA INTEGRAZIONE”

Il segretario della Uilm respinge al mittente la proposta di Acciaierie d’Italia di una nuova cassa integrazione.

“Ancora una volta si vuole risolvere un problema strutturale scaricando tutto sui lavoratori. Non c’è più tempo da perdere. L’azienda perde più di un milione al giorno, è in crisi di liquidità e l’incidente dell’altro giorno ha dimostrato che servono interventi immediati”, ha detto Palombella, sottolineando che “gli impianti rischiano di fermarsi. Anche con altri 100 milioni del prestito ponte si potrebbe andare avanti per due-tre mesi”.

“Il governo deve costituire una società con Invitalia o Cdp. Devono partire subito la progettazione e le gare d’appalto per i forni elettrici da portare a regime in tre anni. Nel frattempo, devono continuare a funzionare, ma in condizioni di massima sicurezza, i tre altiforni a carbone. (…) «Al ministero si è parlato di progetti di reinserimento del personale in altre società, come Fincantieri. Sarà necessaria una legge per anticipare la pensione a lavoratori con determinati requisiti. Siamo pronti a confrontarci con il governo. Non ci chiedano, però, di firmare altri accordi di cig né di condividere ipotesi di chiusura degli impianti. La fabbrica non si ferma, deve continuare a lavorare in sicurezza” ha aggiunto Palombella.



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